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Il massacro del Circeo: un crimine che continua a chiedere giustizia

Il 30 settembre del 1975 due donne furono ritrovate nel bagagliaio di una Fiat 127 in via Pola, a Roma. Una delle due è morta, l’altra è viva a malapena. È il massacro del Circeo, una delle pagine di cronaca nera più terrificanti del nostro Paese

Il massacro del Circeo: il ritrovamento di Donatella e Rosaria

Donatella Colasanti e Maria Rosaria Lopez sono le ragazze protagoniste di uno degli episodi di cronaca nera più raccapriccianti del nostro Paese. La sera del 30 settembre 1975, alle 22.50, un vigile notturno avverte dei rumori provenienti dal bagagliaio di una Fiat 127 bianca, parcheggiata nei pressi di una villetta, in via Pola, a Roma.

Lamenti, singhiozzi, richieste di aiuto e il rumore sordo di alcuni colpi alle pareti metalliche del bagagliaio. L’uomo avverte le forze dell’ordine che sopraggiungono immediatamente sul posto. L’autovettura si trova in uno dei quartieri “bene” di Roma, un luogo abitato da famiglie abbienti e stimate. Appena i carabinieri aprono il portellone del bagagliaio, si trovano di fronte una scena spaventosa, orribile, impensabile.

Il corpo di una ragazza in condizioni terribili, riverso e avvolto in una busta di plastica e coperte. La donna è viva, nuda, sconvolta. Biascica parole senza senso. Ma il peggio deve ancora venire. Di fianco a lei, c’è il corpo di un’altra ragazza, anch’esso nudo, anch’esso straziato, martoriato.

Il ritrovamento di Donatella Colasanti e Maria Rosaria Lopez è impresso tutto in una foto. Donatella, 17 anni, la superstite di questo orribile delitto, ha gli occhi sbarrati, persi nel vuoto. Con la testa (e una parte del busto) fuoriesce a stento dal bagagliaio dell’auto in cui è stata prigioniera per ore, aiutata dai carabinieri. Per l’amica Rosaria, invece, non c’è speranza. Ha 19 anni. È la vittima di quello che venne successivamente battezzato come “Il massacro del Circeo”.

Cosa avvenne nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975

Donatella fu portata all’ospedale, dove una volta ripresasi, raccontò agli inquirenti cos’era successo. Lei e l’amica, originarie del quartiere popolare “La Montagnola”, erano state attirate con l’inganno di una festa in una villa nel Comune di San Felice Circeo, in provincia di Latina, nel pomeriggio del 29 settembre.

Furono accompagnate lì da due amici, dai modi gentili ed eleganti, Gianni Guido e Angelo Izzo. Per più di un giorno e una notte vennero violentate e torturate dagli stessi, insieme a un terzo, sopraggiunto più tardi, Andrea Ghira, di cui la famiglia era proprietaria della villa. Rosaria morì quella notte, annegata nella vasca da bagno dell’abitazione, mentre Donatella riuscì a salvarsi fingendosi morta.

Tre giovani all’apparenza per bene, provenienti da famiglie benestanti del quartiere Parioli, Guido (19 anni), Izzo (20 anni) e Ghira (22 anni) avevano commesso con estrema brutalità e ferocia un massacro senza precedenti. I primi due furono arrestati poche ore dopo la testimonianza di Donatella. Andrea Ghira, invece, scomparve nel nulla, fino al suo ritrovamento (molti anni dopo) a Mellila in Nordafrica, dove morì per overdose. A Guido e Izzo, invece, fu dato l’ergastolo.

Ma non finisce qui. Dopo diverse evasioni, latitanze all’estero e, in ultima istanza, l’affidamento ai servizi sociali, Gianni Guido nell’agosto del 2009 fu rimesso in libertà, grazie all’indulto. Nel novembre del 2004, ad Izzo fu concessa la semilibertà. Tuttavia, a distanza di pochi mesi, insieme ad un complice, rapì e uccise due donne, rispettivamente la moglie e la figlia di un pentito della criminalità organizzata pugliese, che lo stesso aveva conosciuto in carcere. Nel 2007 fu nuovamente condannato all’ergastolo.

Donatella Colasanti, invece, dopo essersi battuta una vita per ottenere giustizia, si spense a 47 anni per un tumore al seno. Dopo quel tragico evento non si riprese mai più.

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