IL MAGAZINE DEDICATO ALLE
INVESTIGAZIONI & SCIENZE FORENSI

di:  

Studio e analisi sociale del suicidio secondo Émile Durkheim

Il suicidio è un fenomeno complesso che nel corso dei secoli ha attirato l’attenzione di filosofi, medici e sociologi. E’ uno dei principali problemi di salute pubblica e in quanto tale richiede la nostra attenzione, benché la prevenzione e il controllo non siano compito facile

Il suicidio è uno dei temi più studiati della sociologia della devianza che possiamo definire come un evento drammatico, un problema di difficile spiegazione causato dall’interazione di elementi psicologici, biologici, genetici, sociali e ambientali.

Il SUPRE (prevenzione suicidi), organismo interno all’OMS che si occupa di monitorare gli eventi suicidari definisce il suicidio come “un atto con esito fatale pianificato e realizzato dalla stessa vittima con l’obiettivo di produrre cambiamenti desiderati”.

Per comprendere e capire questo delicato fenomeno è utile introdurre il sociologo Émile Durkheim che primo fra tutti ha studiato il suicidio e ha importato il termine “anomia” parlando proprio di una rottura di regole sociali che porta ad una serie di problematiche.

Nel suo saggio “Il suicidio” Émile Durkheim definisce questo atto “ogni caso di morte direttamente o indirettamente risultante da un atto positivo o negativo compiuto dalla vittima pienamente consapevole del gesto.”  L’autore, nei suoi studi, ha sempre sostenuto che alla base dell’atto suicidario potesse esserci non solo un fattore psicologico ma un vero e proprio fattore sociale. Questa ipotesi ha permesso a Durkheim di elaborare un’analisi prettamente sociologica predisponendo una vera e propria tassonomia dei sucidi indicando tre modalità sociali: suicidio altruistico, egoistico e anomico.

-Nel suicidio altruistico l’individuo si sacrifica per affermare o preservare i valori etici del gruppo cui appartiene. Per Durkheim si tratta di un atto positivo dal punto di vista sociale;
-Nel suicidio egoistico, l’individuo ha sensazioni di esclusione e mancanza di integrazione in un gruppo che lo inducono a uccidersi. Si manifesta come scontro interiore tra desiderio di affermazione e reali possibilità di affermazione sociale . Per Durkheim si tratta di un atto negativo dal punto di vista sociale;
-Nel suicidio anomico (ossia contro le regole), invece, le condizioni di sofferenza dell’individuo sono poste in relazione alla società. Il suicidio anomico si manifesta come assenza di regole nel comportamento dei singoli individui e viene commesso generalmente da persone le cui passioni e desideri sono repressi da disciplina o regole autoritarie. Per Durkheim si tratta di un atto estremo, la cui frequenza aumenta sia nei momenti di crisi economica, sia nei momenti di benessere economico, mentre diminuisce nei periodi di depressione dovuti alla presenza di conflitti, guerre o disordini politici.

Quali sono i metodi utilizzati per lo studio dei sucidi?

In ambito psicologico è possibile utilizzare l’autopsia psicologica, una tecnica forense volta a stabilire o specificare le cause del suicidio e, in alcuni casi, a confermare se la morte di una persona sia stata effettivamente causata da tale circostanza. Ovviamente bisogna considerare tutte le possibili variabili che rientrano in questa problematica, partendo anche dall’analisi scrupolosa dei movimenti e delle ultime ore di vita del soggetto, aiutandosi con delle vere e proprie interviste specifiche. Un altro metodo utilizzato è quello dell’analisi dei tassi di suicidio, forniti dalle statistiche ufficiali redatte dagli organi giudiziari, sebbene non tutti gli autori siano d’accordo sulla validità di tali analisi.

Il suicidio è il peggior tipo di omicidio, perché non lascia spazio al pentimento”. (John Churton Collins)

CONDIVI QUESTO ARTICOLO!

Iscriviti alla newsletter

    La tua email *

    Numero di cellulare

    Nome *

    Cognome *

    *

    *

    Inserisci sotto il seguente codice: captcha