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Sicurezza privata : dilaga l’abusivismo delle Associazioni di pseudovolontariato, vale ancora il TULPS?

Periodo nero per la Sicurezza privata italiana, soprattutto per quella legata al settore eventi pubblici, concerti e discoteche, pesantemente colpito dalle restrizioni imposte per il contenimento della pandemia da Covid19.

Una situazione senza precedenti per una realtà relativamente giovane, che aveva iniziato a muovere i primi passi in un percorso di legalità e professionalizzazione quando il Legislatore decise di istituire e normare la figura dell’ “addetto ai servizi di controllo“. L’iter, seguito dall’A.I.S.S. (Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria) in ogni suo passaggio, non appariva certo facile: molte le problematiche da risolvere, causate spesso dalla mancata volontà da parte della Politica e del Ministero dell’Interno, di ascoltare le esigenze di un mercato in piena espansione.

Sono trascorsi 10 anni dal riconoscimento di una figura, pur imperfetta, ma almeno inquadrata dal Legislatore.
Non più il classico “buttafuori” bensì l’addetto ai servizi di controllo, figura chiave nella gestione delle manifestazioni pubbliche, dopo la Circolare del Direttore Generale della Sicurezza Pubblica, Gabrielli, del 7 Giugno 2017.

Già il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza nel Regio Decreto del 18/06/1931 n. 77 e nel suo successivo Regolamento Attuativo (Regio Decreto 06/05/1940 n. 635) individuava nelle attività di intrattenimento e di pubblico spettacolo elementi di rilievo per la sicurezza pubblica; l’intensificarsi di azioni terroristiche in Europa e la gestione spesso irresponsabile di alcuni organizzatori, hanno poi fatto sì che il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, prendesse carta e penna e sancisse una volta per tutte quelle che dovevano essere le regole di Safety & Security, due termini inglesi dietro alla cui interpretazione sono nate le basi per la distruzione dell’opera di Gabrielli, distruzione avviata all’interno dello stesso Ministero dell’Interno. Ricordate i Promessi Sposi di Manzoni? C’è una frase pronunciata da Renzo nel II capitolo, quando Don Abbondio gli enumera in latino gli impedimenti dirimenti al matrimonio con Lucia, che riassume in modo esemplare l’atteggiamento assunto dal Ministero nel momento in cui A.I.S.S. iniziò a contestare l’uso delle Associazioni di Volontariato: “si piglia gioco di me? Che vuol ch’io faccia del suo latinorum”?
Infatti “Safety & Security” divennero così le parole magiche dietro il cui significato qualcuno pensò bene di dare semaforo verde alla de-professionalizzazione del settore.

Ebbene, il “latinorum” (complice l’anglicismo Ministeriale) fece capire che qualcosa stava cambiando, e purtroppo non in positivo. Che cosa era tuttavia successo nelle manifestazioni pubbliche dopo la Circolare Gabrielli? E soprattutto, che cosa prevedeva la Circolare Gabrielli?

Per la sicurezza serve professionalità, la svolta di Gabrielli

Il Capo della Polizia, dopo gli eventi di Piazza San Carlo a Torino, emanò delle misure a salvaguardia dell’incolumità e della sicurezza delle persone nelle manifestazioni pubbliche, di spettacolo o di intrattenimento, dove era prevista una massiccia presenza di pubblico in luoghi anche aperti. Ma a chi affidare il compito di accoglienza, instradamento, regolamentazione dei flussi anche in caso di evacuazione, osservazione e assistenza del pubblico? Per Gabrielli quegli operatori dovevano essere gli Addetti ai servizi di controllo, personale formato e dipendente da agenzie autorizzate e in possesso di una licenza di Polizia.

Iniziò un periodo che lasciava ben sperare, rispetto al riconoscimento della professionalità di un settore giovane ma di vitale interesse per l’intero mondo dell’intrattenimento e dello spettacolo. Un organizzatore di eventi si trovava finalmente affiancato da figure “professionali”, capaci di dare soluzioni in grado di rendere l’esperienza del pubblico finalmente “sicura”, adottando una nuova logica nell’organizzazione e nel disegno degli spazi, così da allineare finalmente il nostro Paese con gli standard di quelli ritenuti “civili”.

A questo punto la Sicurezza venne però percepita non come un servizio essenziale (quale è) ma unicamente come un costo, e fu così che organizzatori di eventi più o meno grandi fecero pressioni sull’allora Ministro dell’Interno sostenendo che a causa del costo della sicurezza i loro eventi sarebbero stati destinati a sicuro fallimento.

Quando il rimedio è peggiore del male.

Che cosa fece quindi il Legislatore di allora? Invece di incentivare e di garantire la sicurezza utilizzando personale autorizzato e formato, fornito da società in possesso di licenza di polizia ai sensi del T.U.L.P.S., creando, per esempio, sgravi fiscali o altre forme di sostegno, pensò bene di utilizzare personale “volontario”.

Una circolare intelligente come quella di Gabrielli venne depotenziata nel giro di poco tempo, con una serie di altre circolari il cui (de)merito è sotto gli occhi di tutti: aver favorito l’abusivismo e il lavoro nero. Trattasi delle circolari:

FRATTASI – Capo Dipartimento Vigili del Fuoco, Soccorso Pubblico, Difesa Civile del 19/06/2017;
MORCONE – Capo Gabinetto del Ministero Interno del 18/07/2017;
GIOMI – Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco del 20/07/2017;
PIANTEDOSI – Capo Gabinetto Ministero Interno del 28/07/2017

A queste fa seguito la circolare BORRELLI del 06/08/2018 (circolare_volontariato_6agosto2018 ) che cerca di mettere dei paletti sull’attivazione e l’impiego delle organizzazioni di volontariato della Protezione Civile nelle pubbliche manifestazioni.
La circolare Borrelli stabilisce che il Volontariato organizzato di Protezione Civile può essere impiegato esclusivamente per svolgere attività di natura organizzativa e di assistenza alla popolazione e non deve interferire con i servizi di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Vengono previste due modalità di intervento, a seconda che esso operi come struttura operativa del Servizio Nazionale della Protezione Civile o, in alternativa, che intervenga in via di una relazione diretta con gli organizzatori degli eventi.

Nel primo caso si interviene in quegli eventi che per entità, rilevanza o altre peculiari caratteristiche, richiedono l’assunzione, in capo alle Autorità pubbliche preposte, di specifiche misure per la gestione delle attività, disciplinate dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 Novembre 2012, dove vengono definiti “eventi a rilevante impatto locale“. Si tratta di una specifica attività di Protezione Civile e l’intervento del volontariato risponde alle regole e prassi che si applicano solitamente, anche in emergenza.

Diversamente, le organizzazioni che, per statuto, possono operare anche in settori diversi da quello di Protezione Civile, sono autorizzate a svolgere specifiche attività richieste dagli organizzatori delle manifestazioni pubbliche, nel quadro di una relazione diretta tra i due soggetti. L’intervento, in questo caso, ha luogo in un ambito che non ricade all’interno delle regole della Protezione Civile.

Cosa altro potrebbe succedere? La pandemia da Covid19.

Iniziano le problematiche legate ai contingentamenti e alla gestione dei flussi in centri commerciali, supermercati e banche: quale migliore occasione per far lavorare chi di gestione flussi ha fatto una professione? Pecchiamo di logica noi, e forse confidiamo troppo nella capacità di ascolto della Politica che in poco tempo partorisce una proposta che A.I.S.S. ha contribuito a bloccare denunciandone l’assurdità: “i famosi volontari”. La Politica, che ignora e trascura da sempre la Sicurezza Privata Italiana, pochi giorni dopo aver udito da A.I.S.S. le sofferenze e le possibilità che il comparto può offrire al Paese in piena pandemia, non dà seguito all’interlocuzione e la proposta sparisce dall’agenda politica. E con essa, la sicurezza privata legata al mondo degli eventi.

Davanti ai supermercati, ai centri commerciali e alle banche spuntano soggetti privi spesso anche dei semplici requisiti morali richiesti a un addetto ai servizi di controllo, pseudovolontari o lavoratori spesso completamente in nero di agenzie di portierato si schierano vestiti come Operatori di corpi speciali con tanto di cartellini riportanti la scritta SECURITY.

Le pubbliche amministrazioni iniziano a richiedere in modo esplicito che queste associazioni svolgano addirittura attività riconducibili alla vigilanza e custodia dei beni, sembra l’inizio della fine…

Come A.I.S.S. a più riprese denunciamo questa situazione a tutti i livelli, a volte ascoltati a volte no. Da anni chiediamo venga messa definitivamente la parola fine a questa amorale situazione che favorisce l’evasione fiscale e contributiva, perché questi soggetti, privi di requisiti, pagano le ore di lavoro sotto forma di rimborso spese e i loro committenti “donano” invece di pagare con regolare fattura.

Abbiamo speranza per il futuro e ci auguriamo che con il Governo Draghi si possa riattivare un’interlocuzione interrotta da troppo tempo con il Ministero.

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