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Bestie di Satana

Le Bestie di Satana, a distanza di 25 anni ancora troppi misteri

Le Bestie di Satana erano una setta satanica o solo un gruppo di squilibrati assassini? Condannati per tre omicidi, ma altre sei morti sospette non sono mai state chiarite.

Tre omicidi. Un suicidio indotto. E un’inquietante manciata di casi di morti sospette, mai accertate, mai collegate ai loro crimini.

È questa la scia di sangue che si sono lasciate dietro le Bestie di Satana, setta pseudo satanica lombarda, o semplicemente una banda di criminali che sbandieravano il vessillo nero del satanismo per giustificare omicidi e violenze.

Un incubo legato alle notti dell’hinterland, tra l’alto milanese e il varesotto, un incubo che ha attraversato la fine del novecento e l’inizio del millennio, con un apice di sangue sgorgato tra il 1998 e il 2004.

Erano veri satanisti?

A distanza di 19 anni dai loro arresti, e dalle luci della ribalta che si accesero su questo gruppo di assassini, resta la domanda su chi fossero veramente le Bestie di Satana. Ragazzi giovani, nessuno di loro superava i 30 anni quando gli infilarono le manette ai polsi in quella primavera del 2004, traditi da maldestre confessioni raccolte nelle intercettazioni durante i colloqui in carcere o grazie ai microfoni ambientali posizionati, dopo le perquisizioni, nelle loro abitazioni o macchine.

Erano ragazzi della porta accanto, vivevano con i genitori, lavoravano o studiavano. Ma uccidevano.

Senza un vero perché, se non riconducibile ad un delirio di follia e paranoia, amplificato dall’utilizzo di stupefacenti.

Bestie di Satana: la storia della setta

La storia ricostruita di questa combriccola, diventata setta sanguinaria, inizia a Milano, a metà anni novanta. I ragazzi, poco più che ventenni, abitano in diversi comuni dell’hinterland e non hanno un passato comune, non si conoscono, non si frequentano: si incrociano prima al distretto militare alle visite di leve, poi al Midnight, un pub in zona Parco Ravizza ritrovo abituale di appassionati di musica metal e hard.

Si fiutano, si annusano, fanno branco: vestono di nero, a metà tra gli estinti Dark, Punk e Metallari, ascoltano musica heavy metal pompata al massimo, assumono droghe.

La musica metal fa da sottofondo al gruppo, è la prima calamita che li attrae: alcuni di loro suonano, anche bene, altri vogliono solo stare in quel gruppo. Chiuso. Diverso dagli altri.

Cominciano per gioco a fare i satanisti improvvisati: profanazioni nei cimiteri per rastrellare reliquie e ossa per le sgangherate messe nere, che servono per inscenare orge e sbronze.

Nessuno di loro dimostrerà di avere reali conoscenze in materia esoterica, non verranno mai accertati contatti reali con sette sataniche. Sono satanisti fai da te, satanisti acidi nel termine tecnico, e forse El Diablo era solo un pretesto.

Le regole del gruppo

La compagnia si fonda su un patto segreto tra gli adepti, con un vincolo per sempre: si può uscire solo morendo. Eccola la setta diabolica.

Per farne parte ci sono prove fisiche, basate sul coraggio, la follia, la sopportazione del dolore: sigarette spente sulla pelle, tagli con lame, corse in bici senza freni al buio nelle discariche. E’ un gioco troppo pericoloso e perverso.

I più giovani, i più assennati, chiedono di uscirne. Ma gli altri adepti non lo accettano. E iniziano i delitti.

Gli omicidi di Chiara e Fabio

La svolta sanguinaria arriva nel gennaio 1998. Il 16enne Fabio Tollis, musicista di talento, e la 19enne Chiara Marino, vogliono recidere i legami con il gruppo. Sono nel mirino, hanno già provato ad eliminarli sabotando il tubo del gas di scarico a loro insaputa. Quella sera accettano l’invito per un’ultima serata al Midnight.

Usciti dal pub scompaiono, senza lasciare traccia. Sono stati attirati con l’inganno nei boschi gelidi di Mezzana Superiore dove è già stata preparata una fossa per seppellirli: vengono aggrediti a coltellate e sepolti sotto terra.

I ragazzi del gruppo sono i primi ad adoperarsi in finte ricerche, a consolare le famiglie prima preoccupate, poi disperate. Fanno circolare una comoda versione: i due ragazzi sono scappati in Spagna per rifarsi una vita. Senza soldi, senza un perché.

L’unico a non crederci è Michele Tollis, il padre di Fabio, che per sei anni cercherà il figlio ovunque, infilandosi negli ambienti oscuri al confine del satanismo, alla ricerca della verità.

Il suicidio indotto di Andrea Bontade

L’anello debole della setta diventa Andrea Bontade, un altro che vorrebbe allentarsi dalle Bestie. Che lo condannano a morte. È deciso, deve morire anche lui. La setta lo pressa, lo minaccia, lui alla fine cede alla paura e sceglie di farla finita andandosi a schiantare a folle velocità in auto contro un muro, prima che siano loro ad eliminarlo.

Il delitto di Mariangela Pezzotta

Per sei anni la scomparsa di Chiara e Fabio resta un mistero. Come il suicidio di Andrea. Le Bestie, però, in un’ossessione paranoica, si convincono che qualcuno possa arrivare alla verità. Hanno paura dell’ex fidanzata di Volpe, sospettano che possa aver intuito qualcosa, per cui ordinano a Volpe di eliminarla: in una fredda notte del gennaio 2004 la ragazza, Mariangela Pezzotta, una 29enne varesina, viene attirata con una scusa nel capanno nei boschi di Golasecca di Elisabetta Ballarin, una 18enne da poco legata a Volpe. È lui ad spararle con un fucile, prima di chiamare Sapone per aiutare a finirla.

Sono strafatti, non la seppelliscono neppure, e Volpe rientrando a casa incastra l’auto in uno stretto ponticello di una diga, attirando l’attenzione di una pattuglia dei Carabinieri di Somma Lombardo, che intuiscono subito che qualcosa non va.

Scatta l’allarme e in poche ore gli uomini dell’Arma piombano al capanno, scoprono il cadavere della Pezzotta e arrestano Volpe e la Ballarin.

Dall’indomani, grazie al contributo di Michele Tollis, l’indagine si estende, partono le intercettazioni, la verità sulla fine di Chiara e Fabio prende forma dalle ammissioni degli assassini e dei complici e alla fine sarà proprio Volpe a condurre gli inquirenti nel luogo dove da sei anni sono sepolti i corpi dei due giovani.

Nel giro di qualche settimana tutti i componenti della setta sono in carcere.

Le morti sospette correlate

Alcuni membri della setta decidono di collaborare con la giustizia, altri negano ogni accusa e non daranno mai una collaborazione. Non si riuscirà mai a fare chiarezza sulle morti di altri sei ragazzi, avvenute tra il 1996 e il 2004, tutte nell’area tra il Legnanese e il Varesotto, un 23enne scomparso nel nulla, due carbonizzati, tre impiccati.

Ad oggi nessuno di questi casi è stato imputato alla setta. La giustizia è arrivata tardi, dal 2004, quando prove e testimonianze erano difficili da ricostruire.

Non è mai nemmeno stato appurato il collegamento con una setta satanica torinese ipotizzato da alcuni inquirenti.

Le condanne alle Bestie di Satana

I processi si svolgono tra il 2006 e il 2007.

Nicola Sapone e Paolo Leoni, i presunti capi, vengono condannati all’ergastolo, Eros Monterosso e Marco Zampollo a 27 e 29 anni, Andrea Volpe a 20 anni per aver collaborato con la giustizia, Mario Maccione, minorenne negli anni dei delitti, a 19 anni, Pietro Guerrieri a 12, Elisabetta Ballarin a 23 anni.

I presunti capi della setta stanno ancora scontando l’ergastolo, gli altri componenti sono tutti usciti dal carcere dal 2012 in poi e si stanno rifacendo una vita.

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