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Diritti assoluti: cosa rappresentano per il titolare?

I diritti assoluti possono essere fatti valere nei confronti di tutti i consociati (erga omnes). Si richiede a quest’ultimi un generico obbligo di rispettare il diritto spettante al suo titolare. A titolo esemplificativo e non esaustivo, un diritto assoluto è sicuramente rappresentato dal diritto di proprietà. Conseguentemente, tutti hanno l’obbligo di astenersi da eventuali molestie e/o turbative in riferimento al bene in questione. In quest’articolo approfondiremo insieme la differenza tra diritti assoluti e diritti relativi e la conseguente differenza tra posizione attiva e passiva.

Diritti assoluti: qual è la differenza con i diritti relativi?

Di contro, i diritti relativi possono essere fatti valere soltanto nei confronti di una specifico soggetto o di più soggetti determinati (inter partes).  La realizzazione dell’interesse del creditore necessita, dunque, della cooperazione del soggetto passivo.

Il soggetto che ricopre la posizione attiva prende il nome di creditore e colui, invece,  che ricopre la posizione passiva e/o di soggezione nei confronti di quest’ultimo prende il nome di debitore.

Un esempio di diritto relativo viene rappresentato dal diritto di credito. Pertanto, il soggetto creditore può pretendere l’esecuzione della prestazione solamente nei confronti di un determinato soggetto o soggetti che rivestono la posizione di debitore/i.

Oltre ciò, le situazioni reali si contraddistinguono per il carattere della immediatezza, quale potere del titolare di ricevere dalla cosa le utilità volute per mezzo di una relazione diretta e immediata. Nel caso, invece, dei diritti di credito il titolare del diritto può soddisfare il suo interesse solo grazie alla cooperazione del debitore.  Pertanto, in quest’ultimo caso ci troviamo di fronte ad una caratteristica specifica che prende il nome di “mediatezza”, ovverosia, necessità dell’intermediazione dell’altrui prestazione per la soddisfazione del corrispondente interesse creditorio.

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