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tossicologia forense

Tossicologia forense: cos’è e a cosa serve

Nata nel 1814, la tossicologia forense è una branca delle scienze forensi che si occupa della rilevazione di sostanze tossiche in campioni biologici e non solo. L’analisi tossicologica è utilizzata anche per accertare l’effettiva colpevolezza di un imputato: è il caso del duplice omicidio di Novi Ligure.

Obiettivi della tossicologia forense

La tossicologia forense è una branca della tossicologia al servizio delle scienze forensi.

Il suo scopo è quello di individuare, tramite specifiche metodologie analitiche, una relazione causa-effetto tra la presenza di un veleno, o sostanza di interesse tossicologico, e un danno alla salute o la morte di una persona.

Per farlo, il tossicologo forense effettua dei test su dei campioni biologici (sangue, urina, saliva, capelli, organi e tessuti) e non biologici (polveri e liquidi). Per l’analisi dei campioni utilizza tecniche immunochimiche, spettroscopiche (UV e IR), gascromatografiche e liquido cromatografiche accoppiate alla spettrometria di massa ad elevata risoluzione e accuratezza.

Tossicologia forense: le origini

La tossicologia in ambito forense si sviluppò come disciplina scientifica nei primi anni dell’800, grazie al contributo del medico spagnolo Mathieu Orfila.

Nel 1814, Orfila pubblicò il “Traité des poisons”, un testo che rivoluzionò le tecniche di analisi dell’epoca e determinò la nascita di questa disciplina. Nel trattato, egli offriva un approccio sistematico sulla natura chimica e fisiologica dei veleni.

Orfila intervenne, in qualità di esperto, in molti processi per omicidio, in particolare per quello che coinvolse Marie Lafarge, nota per aver avvelenato il marito.

Dai casi doping agli omicidi: l’importanza delle analisi tossicologiche

La tossicologia forense serve ad individuare la colpevolezza di un imputato in caso di omicidio, decessi per cause sconosciute, suicidi sospetti, ma anche in casi di doping, guida in stato di ebrezza e uso di sostanze stupefacenti.

Le analisi tossicologiche vengono effettuate sia sui soggetti sospettati di un reato, sia sui cadaveri rinvenuti nella scena del crimine. In entrambi i casi, questa disciplina si propone l’obiettivo di stabilire un nesso tra la presenza di una sostanza tossica e un danno, o la morte, di una persona.

Tali riscontri analitici costituiscono una prova importante durante i processi penali per stabilire l’effettiva colpevolezza e l’intenzionalità dell’imputato. È il caso, ad esempio, del delitto di Novi Ligure, in cui Erika De Nardo e il fidanzato Omar uccisero a coltellate la madre e il fratello minore di lei.

Durante il processo, la difesa puntò sul fatto che i due ragazzi fossero degli abituali consumatori di droga per ottenere uno sconto di pena. Tuttavia, la perizia tossicologica escluse la presenza di sostanze stupefacenti al momento dell’omicidio. Di conseguenza, entrambi i ragazzi furono ritenuti in grado di intendere e di volere e vennero incarcerati con il massimo della pena.

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