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Sharenting: cos’è e perché spaventa

Lo sharenting è il fenomeno piuttosto diffuso di condivisione di foto di minori sul web da parte dei genitori. Uno studio di SIP ha messo in guardia gli adulti rispetto ai pericoli e alle conseguenze che questo tipo di comportamento, troppo spesso incauto, potrebbe comportare

Sharenting: ogni anno oltre 300 foto di minori pubblicate sui social

Si chiama sharenting e si tratta di un’abitudine, purtroppo molto diffusa, di pubblicare foto di bambini sui social e sul web mentre mangiano, dormono e giocano. Il termine deriva dalla contrazione di sharing (condivisione) e parenting (genitorialità), per sottolineare la tendenza da parte dei genitori di ritrarre i propri figli fin da quando sono in fasce, se non addirittura dalle prime ecografie.

Un comportamento che sta destando particolare preoccupazione e sulla quale SIP, Società Italiana di Pediatria, ha effettuato di recente uno studio. La ricerca ha evidenziato che ogni anno i genitori pubblicano circa 300 foto dei figli sui social. Prima dei cinque anni ne hanno già condivise quasi 1.000. Nel 54% dei casi le foto vengono pubblicate su Facebook, a seguire Instagram (16%) e Twitter (12%).

Lo studio di SIP trova conferma anche nei numeri che provengono da altri Paesi. Secondo il report del Children’s Commissioner for England del 2018, prima dei 13 anni di età un bambino appare in media in 1.300 foto presenti sui propri account, su quelli dei genitori o dei familiari. Stando ai dati dell’Observatoire de la Parentalité & de l’Éducation numérique, nelle società occidentali oltre il 40% dei genitori pubblica foto o video dei propri figli.

Senza volerlo, però, mamma e papà fanno circolare informazioni personali che potrebbero mettere a repentaglio la salute psico-fisica, e non solo, dei propri figli. “Spesso i genitori non pensano che quanto condiviso sui social, a volte anche molto personale e dettagliato, esponga pericolosamente i bimbi ad una serie di rischi” ha sottolineato Pietro Ferrara, Responsabile del Gruppo di Studio per i diritti del bambino della SIP. “Primo fra tutti il furto di identità, ma non solo, le immagini potrebbero anche essere caricate su siti pedopornografici”.

Privacy e pericoli per i minori

Come abbiamo potuto constatare di recente, sul web si nascondono molti pericoli per i minori, dal cyber bullismo alla pedopornografia. La condivisione di foto di bambini, a volte anche nudi o seminudi, può finire involontariamente nelle mani di malintenzionati che possono utilizzarle per i propri subdoli scopi. Secondo un’indagine dell’eSafety Commission australiana, il 50% del materiale presente sulle piattaforme di pedopornografia proviene proprio dai social.

Un altro fattore importante riguarda la privacy del minore, aspetto a cui, ovviamente, i genitori non prestano importanza, poiché i figli non sono nelle condizioni di offrire il proprio consenso. In questa direzione, e con l’obbiettivo di arginare un fenomeno che sta acquisendo dimensioni sempre più allarmanti, il Parlamento francese ha approvato un disegno di legge per garantire ai minori il diritto alla loro immagine.

La proposta francese sta trovando terreno fertile anche in Italia. Già a novembre 2022, il nostro Garante per la privacy ha sottoposto la questione dei diritti dell’infanzia al Governo. Ora, quello che sta accadendo Oltralpe potrebbe accelerare anche nel nostro Paese il processo di tutela della privacy dei bambini e diventare un precedente per adottare misure sempre più stringenti sui social.

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