IL MAGAZINE DEDICATO ALLE
INVESTIGAZIONI & SCIENZE FORENSI

Cerca
Close this search box.

di:  

Comunità Shalom tra inchieste, violenze e soprusi

Nei giorni scorsi un’inchiesta sotto copertura della testata FanPage, ha portato alla luce violenze e vessazioni che avvenivano all’interno della comunità “Shalom” ai danni dei ragazzi più deboli, a volte costretti ad assumere farmaci. La posizione della comunità è al vaglio degli inquirenti perché tante sono le testimonianze che continuano ad arrivare.

La comunità Shalom di Palazzolo sull’Oglio ospita circa 250 ragazzi che vengono dalla tossicodipendenza, con problemi comportamentali, alimentari e anche stranieri. Shalom in ebraico significa “pace”, dalle ultime notizie trapelate e diffuse però, non è possibile pensare che in questa comunità regni l’armonia e l’amore, contrariamente a quanto rappresentato dalle immagini diffuse sui social e dalla pagina facebook della comunità terapeutica. All’interno della struttura, che si presenta come un’oasi felice e di pace con aree verdi e animali, si trova Suor Rosalina, la responsabile del contesto educativo.

La vicenda di cronaca

Tutto inizia dopo la pubblicazione di un’inchiesta di FanPage grazie ad una giornalista infiltrata che si è finta volontaria e che ha potuto testimoniare e portare alla luce, tutto ciò che succede all’interno della comunità.

Violenze psicologiche, vessazioni, violenze verbali e molestie. Finestre con sbarre, perquisizioni corporali, nessun contatto con l’esterno e in alcuni casi utilizzo e somministrazione di farmaci. Punizioni anche corporali, tanto da ricevere dagli stessi ospiti l’appellativo di “comunità degli orrori”.

In realtà nei giorni scorsi, più di un ragazzo ospite della comunità, ha deciso di denunciare e parlare apertamente grazie alle telecamere di FanPage, riportando testimonianze reali anche su altre reti.

Le violenze e le terapie somministrate

All’interno della comunità, così come riportato dalle testimonianze e i documenti diffusi, sovente si parla di “interventi correttivi” che ricorrono ad una educazione con bastoni e carote. Nei casi più gravi si utilizza la terapia degradante e umiliante della carriola, che vede il ragazzo con questa carretta piena di ciottoli pesanti, girare intorno al giardino fino a quando qualche operatore o volontario non decide di fermarlo. A volte anche per ore.

Nel video, però, si vede chiaramente come alcuni ospiti vengano portati all’interno del laboratorio in cui si lavora a ritmo incessante e senza potersi muovere, al fine di punire i ragazzi per far comprendere loro i propri sbagli. La terapia somministrata da Suor Rosalina, a detta sua la più efficace, è la cosiddetta Cristoterapia, che in realtà consiste in una recitazione costante di salmi biblici e preghiere continue: obbedienza e preghiera.

Le versioni, le accuse e il processo con assoluzione

In seguito alla pubblicazione dell’inchiesta di Fanpage rimbalzata e condivisa sui principali social media, si è aperta di nuovo la luce sulla comunità che in realtà non è nuova a questa tipologia di abusi. Se anche diamo uno sguardo alle varie vicende di cronaca che hanno coinvolto svariate comunità terapeutiche bene o male ci troviamo quasi sempre di fronte situazioni particolari. Proprio a causa del forte richiamo mediatico però, la comunità Shalom con Suor Rosalina ha deciso di tenere una conferenza stampa in cui esprime le proprie opinioni, difendendo il proprio operato e sostenendo che tutto sia artefatto ad arte, colpevolizzando anche la giornalista fintasi volontaria per la diffusione dei video non autorizzati.

La stessa suora, dopo aver notato fuori la comunità la troupe di LA7 ed esser finita a sua volta in trasmissione per non aver voluto rilasciare interviste alla loro giornalista, ha scritto una lettera firmata indirizzata al conduttore Corrado Formigli, accusando una vera e propria campagna mediatica diffamatoria.

Proprio a tal proposito, bisogna ricordare suor Rosalina e altri 39 (su 42) imputati nel processo contro la comunità Shalom, sono stati accusati di sequestro di persona e maltrattamenti, sebbene nel 2018 siano stati tutti assolti.

Nei giorni scorsi però, la procura di Brescia ha aperto un nuovo fascicolo, proprio in seguito alle numerose testimonianze e alle prove giornalistiche documentate, con un’accusa di maltrattamenti e violenze.

Come è possibile che dal 1986 esista questa comunità che accoglie ragazzi con differenti problematiche con un codice educativo e riabilitativo violento? Nessuno ha mai affrontato ciò? Probabilmente la vicenda sarà destinata ad ulteriori approfondimenti. Bisogna però anche chiedersi, chi può ridare a quei ragazzi la serenità perduta?

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO!

Iscriviti alla newsletter

    La tua email *

    Numero di cellulare

    Nome *

    Cognome *

    *

    *

    Inserisci sotto il seguente codice: captcha