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Ci sono altre due vittime di Alberto Genovese?

La Procura di Milano crede di sì e le ha individuate. Per queste vicende è all’orizzonte un nuovo processo per lui e la ex fidanzata Sarah Borruso (sono stati insieme un anno e mezzo) per stupro e altre accuse. E poi c’è dell’altro.

La prima vittima

Genovese e Borruso, lo ricordiamo, sono stati condannati il 19 settembre scorso  a 8 anni e 4 mesi lui (per violenza sessuale e spaccio),  lei a 2 anni e 5 mesi (per violenza sessuale di gruppo) . In pratica il processo ha stabilito che lei lo avrebbe aiutato a realizzare le sue fantasie di sesso violento, assistendo e quindi godendo della scena. Ne avevamo parlato qui.

Il nuovo filone d’indagine si è concluso e parla di altre due vittime: una violenza sessuale e una tentata violenza.  È il 25 febbraio 2020 e c’è festa a casa Genovese. Qui Sarah avrebbe invitato una delle due ragazze in camera da letto, con la scusa di farle provare un vestito. Qui le avrebbe offerto droga e quando lei sarebbe rimasta stordita, il vuoto. La ragazza racconta di aver perso i sensi. Di essersi risvegliata nuda sul letto, nella camera con la porta chiusa da fuori. Panico. Cerca di rivestirsi, ha la testa ovattata e confusa. Riesce a farsi aprire e quindi a scappare. 

La seconda vittima

La seconda ragazza invece è una modella già nota a Genovese, di cui lui avrebbe abusato in 7 occasioni, usando manette e altre legature. Nonostante lei manifestasse opposizione. Sarebbe andata così.

Il 7 maggio 2020 Sarah l’avrebbe invitata alla solita festa in Terrazza e  anche qui la trappola sarebbe stata quella di farle provare un costume da bagno. Foto ritrovate nel cellulare di Genovese dimostrerebbero l’incontro e il suo seguito. La ragazza si sarebbe risvegliata nuda sul letto, mentre lui stava avendo un rapporto con lei, e vicino c’era Sarah che guardava.

Questi elementi, queste due storie, erano note alla Procura già da un anno perché una delle due vittime aveva presentato una denuncia-querela, ma un anno fa non c’erano stati elementi sufficienti per un mandato di arresto. È, questa, che lascia elementi di perplessità: come è possibile che la ragazza abbia subito 7 violenze senza denunciarlo subito o comunque ritornando sempre nella casa dello stupro? Secondo il suo legale, perché solo molto tempo dopo i fatti ha capito di essere stata abusata: all’epoca l’abuso di stupefacenti l’aveva totalmente intontita, tanto da non rendersi conto di cosa le accadeva. Stupefacenti assunti in Terrazza ma anche per suo conto, al di fuori.

L’accusa di pedopornografia

Si parla anche, in questo nuovo filone, di una cartella, chiamata “Bibbia 3.0”, contenente foto e video pedopornografici, trovata nel pc di Genovese.  Centinaia di foto di minorenni prepuberi intenti in atti sessuali, a segnare un nuovo abisso della sua vita.  

L’impressione è quella di un uomo alla deriva delle sue pulsioni, perso in un delirio di onnipotenza, circondato da persone interessate a ronzare intorno a Re Mida, in un ambiente dove tutto era possibile e dove ogni perversione era realizzabile, in un’aria di impunità. E Genovese sembra avere tanti tratti disturbati. Sadismo, narcisismo, tossicodipendenza, dipendenza sessuale, disturbo istrionico: parole e non solo parole per definirne il carattere. Ma che anche messe insieme non modificano la sua capacità di intendere e di volere, non consentono la scusante di una seminfermità. Se non fosse stato fermato, Alberto Genovese sarebbe corso a duecento all’ora verso la distruttività maggiore: con altre vittime e  con sé stesso: era fuori controllo.

Foto di Jen Theodore su Unsplash

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