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Violenza sessuale su una paziente: psichiatra sospeso dalla professione

La vicenda riguarda un caso di cronaca venuto alla luce nel mese di febbraio, che ha scosso per la delicatezza dell’argomento e per il professionista coinvolto, conosciuto e stimato nel suo settore lavorativo e non solo.

Violenze e abusi su una giovanissima paziente. Queste sono le accuse formalizzate allo psichiatra romano di 72 anni, condannato a 4 anni e sei mesi di reclusione con l’accusa di violenza sessuale aggravata al termine del rito abbreviato. Una vicenda accaduta qualche mese fa e venuta alla luce grazie alla testimonianza di una giovane paziente.

La vicenda di cronaca

Il fatto di cronaca, risale all’anno 2019. Una giovane paziente con problemi alimentari e disturbo bipolare della personalità, si rivolge al dottor Cogliati Dezza noto psichiatra romano, per risolvere i suoi problemi. La ragazza infatti, non riusciva a perdere peso e quindi si è rivolta al medico per un aiuto.

L’uomo, era conosciuto anche dalla famiglia della giovane, non a caso anni prima aveva avuto in terapia la sorella della ragazza poi suicidatasi nel 2007. Quindi godeva della stima familiare e della stessa paziente, ignara di ciò che le sarebbe successo.

Secondo le ricostruzioni della ragazza, oggi 27 anni, l’uomo proprio in virtù di questo stato di emotività , disagio e fiducia totale della ragazza nei suoi confronti, lo portava a chiedere senza avere nessun rifiuto. La stessa, ascoltata più volte, ha riferito come per lei era diventata una situazione di forte disagio e un problema, ma che si fidava del suo medico che in realtà le dava del “tu”.

Lo specialista avrebbe costruito con la ragazza, un vero e proprio legame di dipendenza e soggezione, manipolando e seviziando la stessa che, come riferito dal padre, in concomitanza con queste visite ha cominciato a non dormire più.

Leggendo le ricostruzioni, ampiamente documentate dagli organi di stampa, le violenze sessuali avvenivano anche con l’ausilio di strumenti quali candele, fruste, pinze e bastoni. Secondo le dichiarazioni della ragazza, la stessa veniva legata e bendata, mentre l’uomo procedeva alla fisicità del rapporto. Lo stesso, per abbassare la soglia del dolore della ragazza era solito procedere, ad intervalli di tempo regolari, ad una iniezione.

La denuncia e la presa di coscienza

La ragazza ha subito queste violenze per circa un anno. Una volta preso coraggio ha parlato con il padre, cercando di raccontare tutto ed è stata aiutata a denunciare la situazione. Sicuramente un passaggio non facile dal momento che la ragazza, con una patologia riconosciuta e anche delicata, ha pensato lei stessa di non essere creduta.

L’uomo, che esercitava presso una nota casa di cura romana, in primo grado e con rito abbreviato è stato condannato a 4 anni e mezzo di reclusione, con “l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, cautela e amministrazione di sostegno con sospensione dell’esercizio della professione medica“. Ricordando che vale il concetto di presunzione d’innocenza e che – al momento- è stato disposto il primo grado di giudizio.

Se vogliamo affrontarla in termini prettamente scientifici, lo stesso Sigmund Freud nell’ambito della terapia psicologica e del setting, parlò del concetto di transfert e controtransfer che avviene spesso e che, se sottovalutato, può mettere anche in discussione la terapia. L’autore, attribuiva l’origine di tale concetti a stati d’animo o desideri del passato, di natura soprattutto libidica, vissuti nei confronti di personaggi fondamentali del proprio mondo infantile.

Oggi la ragazza è in cura da un’altra psichiatra, al momento è serena sebbene quando si parla di questi argomenti e quando si entra in una dimensione così intima tanto da violarla senza tener conto del consenso della donna, possiamo definire il concetto con violenza sessuale.

Potrebbero esserci ulteriori sviluppi nei prossimi mesi, non escludendo il fatto che altre ragazze potrebbero uscire allo scoperto.

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