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Sharenting

Stop alla condivisione di foto di minori sui social: arriva alla Camera la proposta di legge contro lo sharenting

Alla Camera approda la proposta di legge contro lo sharenting, la moda di condividere foto e video dei propri figli online.

E’ arrivata alla Camera dei deputati una proposta di legge che mira a tutelare la privacy dei minorenni dallo sharenting. Ogni giorno le foto e i video di milioni di bambini vengono pubblicati in rete dai loro genitori. Il fenomeno a cui ci si riferisce non è quello di chi diffonde sporadicamente le immagini dei propri figli, ma di chi lo fa con una certa costanza. In base a un rapporto della Northumbria University, l’80% dei bambini britannici sarebbe già online nei primi due anni di vita, ed entro i cinque avrebbe circa 1500 foto pubblicate sul web. Per ParentZone, il 32% dei genitori pubblica ogni mese tra le 11 e le 20 siti del proprio figlio.

Quali sono le norme che tutelano i minori oggi?

Ad oggi tutelano l’immagine dei minori l’art. 10 del codice civile, il Codice della privacy, il Regolamento per la Protezione dei dati personali, nonché l’art. 96 della Legge 633/1941 sul diritto d’autore, secondo il quale non è possibile esporre il ritratto di una persona senza il suo consenso. La Convenzione di New York per i diritti del fanciullo del 1989, infine, stabilisce che “nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione”.

Sharenting, cosa prevede la proposta di legge

Il titolo del documento presentato da Alleanza Verdi-Sinistra è “Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minori”. Ha l’obiettivo di tutelare i milioni di minorenni che ogni giorno finiscono in rete. Suddivisa in tre articoli, la proposta di legge si è resa necessaria a causa della forte crescita del fenomeno. L’intervento, che non vieta, ma limita l’esposizione dei minori in rete introduce:

  • una dichiarazione obbligatoria all’Agcom in caso di condivisione dei contenuti sulle diverse piattaforme social;
  • il deposito su un conto bancario intestato al minore, inaccessibile fino al compimento dei 18 anni, dei possibili guadagni ottenuti dalla loro diffusione;
  • il diritto all’oblio digitale, con cui i minori, compiuti i 14 anni, potranno chiedere di rimuovere dai motori di ricerca i contenuti che li hanno riguardati prima di quest’età.

Perché occorre tutelare i minori dallo sharenting

Crescendo, i bambini potrebbero non riuscire più a distinguere tra ciò che è pubblico e ciò che è privato. Potrebbero non apprezzare il modo in cui i genitori hanno descritto la vita del proprio figlio in rete e, da adulti, potrebbero non identificarsi con l’identità digitale creata per loro. Potrebbero non accettare i momenti personali condivisi sui social networks, che potrebbe condurre a conclusioni imbarazzanti un futuro datore di lavoro o un potenziale partner.

In Italia esistono diverse pronunce giurisprudenziali con cui sono alcuni genitori stati condannati a risarcire i figli che, senza aver acconsentito in nessun modo, hanno visto pubblicata online tutta la loro vita da quando erano bambini.

Ma i rischi non riguardano solo questioni psicologiche. Dietro a questi atti apparentemente innocui, si celano anche numerosi pericoli. Le foto e i video diffusi in rete, infatti, circolano senza la certezza che potranno mai essere eliminati del tutto. E’ probabile che le foto e i video possano essere utilizzati da persone terze su siti pedopornografici, condurre a un più facile adescamento e usare l’identità di questi bambini in modo non appropriato.

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