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Serial killer: come nasce questa espressione

Il termine “serial killer” fu coniato in America dai profiler dell’FBI Robert K. Ressler e John E. Douglas intorno agli anni ’70. Tuttavia, l’origine di questa parola sembrerebbe risalire agli anni ’20 del secolo scorso e fu utilizzata per la prima volta da un giornalista olandese.

Quando si cominciò ad utilizzare il termine “serial killer”

Serial killer” è una parola che è entrata a far parte del nostro vocabolario e che definisce una precisa tipologia di assassini, gli assassini seriali, che colpiscono a intervalli di tempo più o meno regolari e che hanno un modus operandi specifico.

L’origine del termine “serial killer” risale alla fine degli anni ’70. Esso venne coniato dagli agenti dell’FBI, Robert K. Ressler e John E. Douglas, per distinguere il comportamento degli assassini seriali rispetto agli omicidi plurimi colpevoli di stragi.

All’epoca, la società americana si trovava in una fase di grande fermento politico-culturale, che aveva portato alla luce una serie di problemi sociali, tra cui la diffusione della violenza. In questo contesto, negli States si verificarono alcuni episodi di omicidi multipli che catturarono l’attenzione dell’opinione pubblica. Si trattava di spietati assassini del calibro di Ted Bundy, John W. Gacy, David Richard Berkowitz che con i loro atroci delitti paralizzarono l’intero Paese.

Casi del genere fecero emergere l’idea che questi individui non fossero dei semplici assassini, ma persone che seguivano un pattern specifico di comportamenti e che avrebbero potuti essere identificati ed eventualmente fermati prima che commettessero altri omicidi.

Omicidi seriali: le origini di un fenomeno sociale

Nonostante sia stata l’FBI a categorizzare questa parola, sembra che il termine serial killer sia stato utilizzato per la prima volta intorno agli anni ’20.

Nel 1927, infatti, uno sconosciuto giornalista olandese utilizzò il termine “serie-moodenaar”, tradotto in “assassino seriale”, durante una recensione del film “The coming of Amos” per descrivere l’assassino di una serie di ammiratori della principessa russa protagonista della pellicola.

Successivamente, nel 1930, un famoso detective di Berlino, Ernst A. F. Gennat usò il termine “serienmörder” per descrivere l’omicida seriale Peter Kürten, il vampiro di Düsseldorf, nella sua pubblicazione “Die Düsseldorfer Sexualverbrechen”. Nel 1947, invece, è la volta della scrittrice americana Dorothy B. Hughes che fa riferimento a questa specifica tipologia di omicidi nel suo libro “A lonely place”, anche se in verità il termine serial killer non figura da nessuna parte all’interno del testo.

Appena un anno dopo, nel 1948, la parola “omicidi seriali” venne utilizzata anche dallo storico austriaco Robert Eisler durante una conferenza tenuta alla Royal Society of Medicine di Londra, riferendosi agli omicidi seriali nelle commedie di Punch e Judy. Infine, prima di essere coniato dall’FBI, l’espressione “serial killer” è stata usata nel 1950 dallo scrittore Rupert Hughes nel suo libro “The complete detective”.

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