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Vittimologia

Vittimologia: in cosa consiste e perché si studia

La vittimologia mette al centro la vittima e le conseguenze causate dal reato. E’ una disciplina relativamente recente che studia la relazione tra il responsabile e chi subisce.

La vittimologia è la disciplina che studia comportamenti, personalità, aspetti culturali e sociali della vittima di un qualsiasi tipo di reato.

Nasce come disciplina autonoma nel 1940 grazie alle opere di illustri criminologi come Wertham e Mendelsohn, tra i primi a darne una definizione.

Il suo obiettivo è quello di indagare il rapporto intercorrente tra il colpevole e la vittima, ponendo quest’ultima al centro.  

La vittimologia mira a:

  • identificare un ipotetico danno;
  • riconoscere la vittima;
  • predisporre un piano operativo;
  • applicare una metodologia specifica. 

Lo studio non si concentra unicamente sull’evento, ma anche sulle conseguenze che la vittima subisce. Successivamente agli episodi criminali, di solito la vittima necessita di un percorso in cui dei professionisti aiutano la persona ad elaborare le sofferenze patite.

Vittimologia e criminologia

Sebbene entrambe le discipline si occupino di indagare l’aspetto psicologico delle vittime, ci sono delle differenze da segnalare. Se da una parte la criminologia analizza la scena del crimine, le condotte del responsabile e il contesto socio-ambientale, dall’altra la vittimologia studia il profilo psicologico della vittima e la sua relazione con il colpevole.

Non è chiaro, tuttavia, il legame tra le due: alcuni studiosi ritengono che la vittimologia sia un ramo della criminologia, per altri si tratterebbe due discipline autonome tra loro.

Vittime prescelte, casuali o provocatrici

Gli studi sulla vittimologia hanno messo in evidenza il potenziale ruolo attivo della vittima nella diade criminale. Secondo i criteri messi a punto dalla disciplina, in alcuni casi chi subisce le conseguenze di un reato può aver scatenato i fattori criminogeni, ed essere la “causa” del comportamento criminale stesso. Altre volte la colpa non è della vittima, perché inconsapevolmente sono alcune condizioni imprevedibili a portare il reo a compiere certe azioni. A volte, invece, le vittime vengono scelte perché rappresentano un simbolo, un atto dimostrativo. Capita spesso infatti che le vittime designate vengono colpite quando più vulnerabili, durante lo svolgimento della loro attività, come nel caso delle Forze dell’Ordine o dei rappresentanti dello Stato.

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