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Riprendere in mano la propria vita: come lo stress e le emozioni condizionano e modificano le nostre giornate

Lo stress è definito come una reazione emozionale intensa a una serie di stimoli esterni, che mettono in moto risposte fisiologiche e psicologiche di natura adattiva per ristabilire un nuovo equilibrio interno. Se gli sforzi adattivi del soggetto falliscono e l’equilibrio non riesce a ristabilirsi, perché lo stress supera le sue capacità di risposta, l’individuo diventa vulnerabile alla malattia psichica, somatica, oppure psicosomatica.

Chi non ha mai detto “oddio che stress” oppure “sono troppo stressato, ho bisogno di una pausa”? La vita frenetica, i ritmi super veloci, la necessità di essere multitasking. E poi il lavoro, la famiglia, gli impegni ed è tutto molto più difficile. Oggi siamo sollecitati da numerosi stimoli e siamo sempre più stanchi, depressi e stressati. Tanta la letteratura sul tema eppure ancora oggi, non riusciamo a vivere serenamente e continuiamo ad essere sempre attivi fino a stancarci.

Il nostro corpo, infatti, è un po’ come una batteria e una volta scarico non funziona come dovrebbe: lo stress, emotivamente e fisicamente, tende ad indebolirci sempre più provocando anche effetti collaterali e neurologici di non poco conto.

Le prime ricerche sullo stress risalgono a Cannon (1929, 1935, 1963) che, considerandolo una reazione di allarme, ne analizzò gli aspetti psico-neuroendocrini. Solo successivamente si arrivò a una definizione univoca grazie a Selye, secondo cui lo stress è una reazione aspecifica dell’organismo a qualunque stimolo interno o esterno di tale entità da provocare dei meccanismi, cioè una sindrome di adattamento atta a ristabilire l’omeostasi. Ogni individuo risponde allo stress in modo peculiare perché, come afferma Lazarus, ogni stimolo passa prima attraverso il nostro SN da dove, se viene valutato come rilevante, si produrrà una reazione emozionale.

Ma cosa sono le emozioni?

Le emozioni sono risposte adattive, ovvero predisposte biologicamente a situazioni ed eventi che coinvolgono processi neuropsicologici, psicofisiologici, cognitivi e di controllo del comportamento. Le emozioni permettono di segnalare all’esterno il proprio stato d’animo e le proprie intenzioni e aiutano a regolare l’interazione sociale in quanto comunica delle informazioni (su noi stessi)

Uno dei maggiori studiosi del sistema dello stress, il neuroendocrenologo Bruce S. McEwen, Ph.D. della Rockefeller University sostiene che “L’organismo umano ha gli strumenti per difendersi, proteggersi e adattarsi a situazioni stressanti” Senza questo sistema non potremmo sopravvivere, ma occorre poterne ridurre l’attività quando non è necessario. Quindi fermarsi e ricominciare.

Ma quali sono gli agenti stressanti? Le condizioni che implicano una risposta così forte?

Gli agenti stressanti, sia di natura fisica, biologica o sociale, sono una necessaria componente del rapportarsi dell’individuo con sé stesso e con l’ambiente. Non rappresentano una vera e propria condizione patologica, poiché l’organismo ha costantemente bisogno di un certo grado di tensione per essere attivo. Ciò che rende questi agenti patologici è riferibile alla loro intensità e al perdurare nel tempo.

Dal punto di vista neurofisiologico, l’attivazione dello stress avviene lungo l’asse ipotalamo-ipofisicorticosurrene e anche mediante il sistema adreno-simpatico perché uno stimolo stressante crea una reazione anche di adrenalina, acetilcolina e prolattina che venendo liberati creano un’eccitazione della corteccia surrenale. La risposta dei due sistemi può essere simultanea o separata.

È altresì vero che lo stress può sedimentare e realizzarsi nell’ambito lavorativo, è il caso della sindrome del Bournout e del Mobbing.

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