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Leonore Walker: il ciclo della violenza e come si realizza all’interno delle relazioni intime

Il concetto di Intimate Partner violence identifica “qualunque episodio di comportamento controllante, coercitivo, di violenza o abuso, tra le persone che sono state o sono ancora partner intimi.

La violenza sulle donne ha radici complesse. In questo campo sono ormai numerosi gli studi scientifici, le indagini statistiche e i rapporti delle organizzazioni internazionale che si occupano di diritti umani. Tutte le forme di violenza trovano terreno fertile nella disuguaglianza giuridica tra i sessi e in una mentalità che considera le donne come esseri inferiori, proprietà degli uomini, prigioniere del ruolo che questi hanno assegnato loro da secoli nella vita familiare e in quella sociale.

In alcuni casi le donne si ritrovano intrappolate in situazioni di abuso, anche perché sono in condizione di inferiorità a causa della loro posizione sociale.

Il ciclo della violenza e le fasi del maltrattamento

Leonore E. Walker, psicologa americana, è stata una delle prime ad introdurre il concetto di “ciclo della violenza” che porta ad uno stato di assoggettamento e manipolazione della donna. Il ciclo della violenza è da intendersi come il progressivo e rovinoso vortice che divora la persona vittima di violenza continuativa, sistematica e ciclica, da parte  del partner.

La Walker individuò un modello comportamentale comune a tutte le situazioni di violenza, osservando che tali comportamenti si ripetevano in maniera ciclica.

Questo modello ci aiuta a capire l’origine della violenza di genere indentificando tre momenti fondamentali e consecutivi: fase della tensione, fase dell’aggressione e luna di miele.

Fase di accumulo della tensione: si realizzano aggressioni psichiche, violenza verbale e volontà di sminuire, mortificare e insultare la vittima che cerca di evitare le violenze. Si verifica un’escalation della violenza perché la vittima non riesce a controllare l’agire violento del partner tanto da adottare comportamenti che non infastidiscano il maltrattante cercando solo di calmarlo e tranquillizzarlo, pensando che in tal modo i conflitti possano risolversi;

Fase dell’aggressione o del maltrattamento: il partner abusante perde il controllo e mette in atto il comportamento violento. Il maltrattante potrebbe ricorrere anche alla violenza sessuale per sottolineare il proprio potere e il predominio sulla partner. La donna si sente impotente e non reagisce per paura oppure perché si sente responsabile della reazione violenta;

Fase di riconciliazione o luna di miele: L’apparente calma e il comportamento affettuoso dell’aggressore fa credere alla vittima che sia cambiato davvero. Questa fase finisce quando dalla calma si passa nuovamente alle discussioni e alle vessazioni. L’uomo maltrattante giustifica il proprio comportamento attribuendo la responsabilità del proprio gesto violento alla donna. In questa fase non è raro riconoscere molte donne che difendono l’autore delle violenze subite o cercano delle giustificazioni. Inoltre, nella speranza che il partner cambi davvero, possono giungere anche a ritirare una denuncia o far finta che nulla sia successo.

Cosa fare e come reagire alle violenze

Il modello descritto è un utile strumento per comprendere e decodificare uno o più episodi di violenza. È giusto ricordare che il maltrattante non è mai lineare sia in senso verticale, passando da momenti di euforia a momenti di depressione, che  in senso orizzontale ovvero transitando dalla violenza psicologia, a quella fisica, a quella verbale.

Oggi è possibile riconoscere i segnali di una violenza e chiedere aiuto. È importante comprendere che una donna vittima di violenza sta affrontando un trauma e quindi necessita di ascolto, empatia, aiuto e soprattutto comprensione. La donna infatti si ritrova in una condizione di annichilimento anche e soprattutto psicologico, con un’altalena di emozioni che il maltrattante ha portato avanti nel corso del tempo.

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