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Il fronte degli assassini di Laura Ziliani si è rotto

Si spacca il fronte degli assassini di Laura Ziliani nel processo di Assise. Continuano ancora a sostenere la storia assurda di aver ucciso perché avevano capito che lei voleva uccidere loro (come se fosse l’unica risposta possibile), ma si delineano le responsabilità e si comincia a capire chi ha fatto cosa. Sono loro stessi che lo stanno raccontando al processo.

Il movente per uccidere Laura Ziliani

Un muffin imbottito di benzodiazepine, offerto il giorno dopo la festa della mamma, doveva essere il modo per uccidere senza dolore e senza fatica. Laura Ziliani, prima stordita e poi soffocata, sarebbe morta facilmente. Un delitto che sarebbe dovuto andar liscio nelle teste delle figlie Paola e Silvia e del loro fidanzato in comune, Mirto Milani, come va sempre tutto liscio nelle serie tv cui si sono ispirati, pensando che la realtà sarebbe stata facile come un telefilm. Era l’8 maggio 2021.

Silvia, interrogata nel processo d’Assise in corso, dice che in 4 occasioni la madre aveva tentato di ucciderli, anche con la candeggina nel latte; che si sentiva tradita dalla madre. Paola, oggi, sospetta che quei tentativi di omicidio della madre se li fosse inventati la sorella. Silvia pensa invece che fossero delle iniziative di Mirto, forse soltanto interessato al loro patrimonio (di circa 3 milioni di euro, sembra) più che a loro due. È Silvia che, secondo quanto emerso nelle ultime deposizioni al processo, ha organizzato tutto. Anche se non si capisce ancora bene chi abbia avuto l’idea di uccidere. Silvia dice Mirto, Mirto che non lo sa, forse sì, boh. Paola viene coinvolta in estate e all’inizio non ci sta. Poi, sì.

Il movente: visioni di vita diverse, divergenze sull’uso degli immobili di proprietà della famiglia, una madre forse poco materna, che non le faceva sentire amate, che non le aveva mai volute, che si faceva la sua vita. Silvia e Paola non lo dicono, ma si vede a occhio che c’è anche una forte disempatia in loro, un distacco emotivo dalla madre che viene da lontano, che si è sedimentato negli anni, per arrivare a tanto. Le figlie non devono essere mai andate davvero d’accordo con la madre, i motivi di rancore, per diventare odio, devono venire da lontanissimo. C’è una terza sorella, Lucia, del tutto estranea al delitto, che ha descritto la famiglia come molto tormentata.

Le fasi dell’omicidio

Silvia ruba gli psicofarmaci nella casa di riposo dove lavora, Mirto le mette nel muffin. Laura arriva alle 22.20, parlano, stanno tutti insieme, lei mangia i muffin. Poi, va a dormire. I tre si guardano in faccia. Mirto vuole desistere, Silvia insiste che bisogna farlo, Paola la segue, Mirto resta fuori dalla stanza della Ziliani. Silvia la strozza, ma ci vuole tempo. Più tempo e fatica che ne “I Borgia”, il telefilm cui si erano ispirati per come commettere il delitto. Paola, allora, si mette sulla madre per tenerla ferma col suo peso, Laura si dibatte. Mirto vorrebbe che tutte e due le sorelle lasciassero stare, quella sera. E’ combattuto. Cammina avanti e indietro. Sente un grido soffocato. Vede le due sorelle uccidere la madre. Dice che, se se ne fosse andato, avrebbe perso le ragazze, che erano tutto per lui. Fa la sua scelta. Resta. Aiuta.

Alla fine è fatta, ma le mettono un sacchetto in testa per sicurezza. Non si sa mai. Un velcro intorno al collo viene invece stretto per mezz’ora perché Silvia vedeva ancora convulsioni. I tre avvolgono Laura Ziliani nel domopak  trasparente perché l’avevano visto fare a “Dexter”. Poi la buca, il cemento fresco preparato da Mirto. Il giuramento di non parlare più, nemmeno tra loro, di quello che è stato, come se bastasse questo per chiudere a chiave un omicidio premeditato.

E ora, cosa accadrà al processo?

Ora che comincia a essere tutto chiaro, è altrettanto chiaro che ci sarà una perizia psichiatrica. Per capire se i tre assassini hanno qualche aspetto di infermità oppure no: e non è affatto scontato che ci sia. Nelle lunghe ore di deposizioni in Assise hanno pianto, le facce erano tese, spente a volte, hanno dichiarato il loro pentimento e il loro rimorso. Li aspetta l’ergastolo, a meno che dalla perizia non esca fuori qualcosa.

Foto di Jose P. Ortiz su Unsplash

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