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Donato Bilancia: 17 omicidi in 6 mesi, il serial killer delle categorie

È passato alla storia con una duplice etichetta sanguinaria, come il serial killer delle prostitute e il serial killer dei treni. In realtà Donato Bilancia è stato anche tante altre cose: criminale, ladro, rapinatore e alla fine assassino solo per un brevissimo periodo di tempo durato appena sei mesi, con 17 omicidi ravvicinati, prima della sua cattura.

Donato Bilancia, detto Walter, per numeri e intensità omicidiaria, è stato senza dubbio il più attivo degli assassini italiani della storia criminale italiana.

Ha ucciso quasi sempre scegliendo la tipologia delle sue vittime in base a delle categorie di appartenenza: biscazzieri, cambiavalute, metronotte, prostitute e pendolari ferroviari.

Un balordo come tanti fino ai 46 anni

Quella di Bilancia è una vicenda particolare, complessa, difficile da incasellare negli schemi criminologici classici. Un assassino diventato tale solo in età adulta, dopo un’esistenza a contatto con la malavita e gli ambienti torbidi del gioco d’azzardo, della ricettazione e della prostituzione, ma senza macchiarsi le mani di sangue.

Un ladro, un baro, un truffatore, con i primi arresti a soli 15 anni e il carcere vero nel 1974, a 23 anni, sempre per furti e rapine.

Una storia balorda come tante altre, fino a quel momento, di uno sbandato che vive sul filo del rasoio dell’illegalità, trascorrendo notti genovesi ai tavoli da gioco, perdendo milioni di lire.

Il suicidio del fratello e del nipote

Una svolta forse decisa nella vita di Bilancia arriva intorno ai 35 anni, nel 1986, quando suo fratello Michele, afflitto da problemi depressivi, si getta con il figlioletto di soli 4 anni sotto un treno nella stazione genovese di Pegli.

Una tragedia che lo segna e forse alimenta la sua ossessione malvagia per le stazioni ferroviarie e i treni.

Tre anni dopo, siamo nel 1990, un’altra svolta forse decisiva: Bilancia, 39enne, finisce in coma per diversi giorni dopo un incidente stradale.

Due eventi dolorosi e traumatici che cambiano l’uomo, lo segnano, trasformandolo nell’assassino che inizia a incubare dentro ed esploderà sette anni più tardi.

I primi omicidi di Donato Bilancia legati al mondo delle bische

Per arrivare ad uccidere Bilancia aspetta i 46 anni. Il suo primo delitto avviene nell’ottobre 1997 a Genova, aprendo un semestre di sangue e terrore per il capoluogo ligure.

La sua prima vittima, in un mese in cui ucciderà cinque volte, è un biscazziere genovese: un delitto legato ai soldi, alle carte, a fatti legati ai tavoli verdi.

Bilancia odia quell’uomo per averlo incastrato e costretto a perdere troppi milioni. Un movente economico mixato ad un rancore personale.

È il 16 ottobre. La settimana dopo Bilancia torna a uccidere, un altro biscazziere, per ragioni analoghe ma nell’appartamento trova anche la moglie dell’uomo: ammazza anche lei, firmando un atroce duplice delitto.

Questi due omicidi per mesi verranno inseriti in un’indagine legata al mondo del gioco d’azzardo clandestino.

Tre giorni dopo Walterino ammazza un’altra coppia a Genova: sono due orefici, stavolta forse dietro il delitto c’è un movente meramente economico, legato ad una rapina.

Anche questo duplice delitto non verrà inizialmente collegato a quello dei biscazzieri.

Cinque vittime in appena 11 giorni, dal 16 al 27 ottobre.

Due settimane dopo, il 13 novembre, Bilancia uccide ancora per impossessarsi di denaro, circa 45 milioni di lire, togliendo la vita ad un cambiavalute a Ventimiglia, città di confine: per la prima volta Bilancia uccide lontano da Genova.

La terribile scia di sangue del 1998, iniziando con i metronotte

Dopo un bimestre di ‘sonno’ Bilancia con il nuovo anno esplode, cominciando ad uccidere a raffica.

La prima vittima, a Genova, è un metronotte, il 25 gennaio, per sfogare il suo odio verso le divise.

Ne ucciderà poi altri due di metronotte il 24 marzo, due guardie che lo avevano sorpreso in una proprietà privata vicino a Genova, in una villa in campagna, dove si era appartato con una prostituta transessuale, Lorena, che ferirà in modo grave, ma senza accorgersi di non averla uccisa.

È il suo primo grave errore, decisivo. Sarà lei il testimone chiave nell’indagine che porterà alla cattura del mostro genovese.

Il serial killer delle prostitute nel marzo 1998

Nel mese di marzo del 1998 Bilancia esplode nella fase della sua più cruenta della sua follia omicida diventando il serial killer delle prostitute: inizia il 9 marzo, a Varazze, sparando ad una prostituta albanese con cui si era appartato, poi un delitto fotocopia il 18 marzo a Pietra Ligure, stavolta la vittima è una prostituta ucraina.

Due giorni dopo Bilancia ritorna sul confine francese, ritorna a Ventimiglia per rapinare e uccidere un altro cambiavalute, commettendo il suo  secondo grave errore: un testimone nota la sua Mercedes nera.

L’auto verrà inquadrata anche dalle telecamere del casello autostradale.

La stessa auto che quattro giorni dopo sarà presente sulla scena del delitto genovese dei due metronotte, con il ferimento della transessuale Lorena che fornirà ulteriori decisive indicazioni sull’uomo e sulla berlina.

Il 29 marzo Bilancia uccide un’altra prostituta, una ragazza africana: per la prima volta gli inquirenti collegano la sua pistola alla scia di omicidi delle prostitute, dei metronotte e dei cambiavalute.

Gli omicidi sui treni nell’aprile 1998

In poche notti l’ambiente della prostituzione genovese e ligure si mette in allerta, forze dell’ordine e malavita intensificano i controlli sulle lucciole e l’identikit dell’assassino della Mercedes nera è ovunque.

Così Bilancia cambia modo di uccidere.

Sceglie i treni e il 12 aprile uccide un’infermeria nei bagni del treno Genova-Venezia, mentre il 18 aprile fredda una studentessa nei bagni del treno Genova-Ventimiglia.

In mezzo, il 14 aprile, uccide un’altra prostituta macedone.

Il cerchio ormai si sta stringendo intorno al 47enne, che però il 20 aprile riesce a commettere un ultimo omicidio ad Arma di Taggia, trucidando un benzinaio in un’area di servizio dopo una lite per un pieno.

Tramite la Mercedes, inquadrata dalle telecamere dei caselli autostradali e ripetutamente multata, gli inquirenti risalgono all’ identità di Donato Bilancia e trovano riscontri inconfutabili, grazie alla testimonianza dell’unica vittima sopravvissuta, Lorena, e di alcuni appartenenti al mondo del gioco d’azzardo.

Bilancia viene sorvegliato in ogni suo spostamento e arrestato il 6 maggio 1998 a Genova.

Una volta in caserma confessa tutti i suoi delitti, senza cercare di depistare le indagini.

Ventidue anni in carcere prima di morire di Covid

Verrà condannato a 13 ergastoli, sconterà la sua pena nel carcere di massima di sicurezza di Padova dove seguendo un percorso riabilitativo si diplomerà in Ragioneria, imparerà alcune lingue straniere e si impegnerà nel teatro.

Nel 2019 Donato Bilancia ha chiesto più volte dei permessi premio, per buona condotta, senza ottenerli: si ammalerà poi di Covid e morirà nel dicembre 2020 a 69 anni per problemi polmonari, aggravati da un fisico debilitato da uno stato depressivo indotto dalla lunga detenzione durata oltre 22 anni.

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