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Truffa aggravata

Truffa aggravata: in cosa consiste la nuova ipotesi di reato del pandoro-gate Ferragni-Balocco

L’accusa nei confronti di Chiara Ferragni e Alessandra Balocco cambia da frode in commercio a truffa aggravata. Proseguono le indagini sullo scandalo del pandoro-gate.

Nell’ordinamento italiano la truffa aggravata è disciplinata dall’art. 640 del codice penale, in base al quale: “Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032”. Qualora sussistano delle aggravanti, la pena prevede la reclusione da uno a cinque anni e una multa da euro 309 a euro 1.549.

La truffa è un reato contro il patrimonio che si configura quando, tramite artifizi o raggiri, viene pregiudicata la capacità della persona di scegliere liberamente perché portata ad un errore dall’autore del reato.

Può essere di due diversi tipi: semplice o aggravata. E, mentre nel primo caso occorre procedere per querela di parte offesa, nel secondo si tratta di reato procedibile d’ufficio.

Perché si verifichi, occorre l’effettivo pregiudizio economico della vittima, nonché il profitto illecito dell’autore della condotta.

Il caso Ferragni-Balocco

Non più frode in commercio, ma truffa aggravata. Sarebbe questa la nuova iscrizione decisa dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Ma perché si tratterebbe di truffa aggravata? Secondo le accuse, il reato è aggravato dalla minorata difesa del consumatore, indotto ad acquistare un bene a prezzo maggiorato per beneficenza. Il reato, secondo gli inquirenti, sarebbe stato commesso tramite sistema informatico, ponendo i consumatori in una condizione di minore consapevolezza. A essere coinvolti nel caso sono Chiara Ferragni, le sue due società la Fenice Srl e la Tbs Crew srl, e Alessandra Balocco, in qualità di amministratrice delegata e presidente della società dolciaria piemontese.

L’influencer si dichiara serena perché ha sempre agito in buona fede e sostiene di avere piena fiducia nella magistratura. Insieme ai suoi legali, Ferragni si è messa a disposizione per chiarire quanto successo. Con una nota, invece, la società dolciaria si è detta turbata dopo gli ultimi avvenimenti, specialmente se si considerano i valori e l’etica dell’azienda. Per Balocco, si è trattato di un malinteso, e sono pronti a dimostrarlo.

Differenze tra frode e truffa 

Dopo essere stata nella sede di Fossano della Balocco, la Guardia di Finanza, su ordine di Fusco, avrebbe cambiato l’accusa da frode in commercio a truffa aggravata. Entrata in possesso di nuovi documenti sulla campagna pubblicitaria, e in particolare dello scambio di alcune mail risalenti al 2021, le cose sarebbero cambiate.

La frode in commercio, disciplinata dall’art. 515 del codice penale, punisce “chiunque, nell’esercizio di un’attività commerciale o in uno spaccio aperto al pubblico, consegni, volontariamente, all’acquirente una cosa mobile diversa da quella dichiarata o pattuita, per origine, provenienza, qualità o quantità”. La fondamentale differenza tra i due istituti, dunque, è che nella frode non devono sussistere l’alterazione della realtà (artifizio) o la menzogna (raggiro) necessari nella truffa perché si configuri l’indebito vantaggio. Inoltre, se per la truffa occorre che l’inganno sia stato determinante, nella frode in commercio il reato si perfeziona quando la cosa mobile consegnata è diversa, senza bisogno di artifizi o raggiri.

Nel caso specifico, il bene venduto non è diverso da quello dichiarato: il pandoro Pink Christmas presenta le caratteristiche promesse nella campagna pubblicitaria. Non è quindi difforme da quanto comunicato. Ciò che si contesta è il fatto che le vendite del pandoro, venduto a un prezzo maggiorato, non servivano a sostenere né la ricerca né a comprare un macchinario nuovo per l’ospedale Regina Margherita di Torino. Le società della Ferragni e la Balocco avevano fatto così credere che, acquistando il dolce, i compratori avrebbero contribuito alla beneficenza, e per queste pratiche commerciali considerate scorrette sono state multate dall’Antitrust. Una somma era stata effettivamente devoluta in precedenza dall’azienda piemontese, ma tale cifra era slegata dal commercio sul mercato del pandoro griffato.

La nuova inchiesta valuterà i danni ai consumatori e il presunto profitto illecito, su cui gli investigatori sono ora al lavoro.

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