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Minori a rischio devianza. È possibile prevenire la criminalità mediante l’educazione sociale?

I cambiamenti dei contesti familiari hanno comportato la crescita delle aspettative nei confronti dei figli con una notevole riduzione del tempo di cura.

L’educazione sociale è una branca della pedagogia e delle scienze sociali che studia le competenze specifiche nel campo dell’educazione e della formazione. Un lavoro molto delicato che interviene per promuovere il benessere dell’individuo e, in questo caso specifico, del ragazzo. Quello che stiamo vivendo è un periodo storico di profondi cambiamenti dal punto di vista culturale e sociale dovuti al continuo progresso tecnologico e alle condizioni di vita sempre più frenetiche. Tali trasformazioni hanno un effetto tornasole sulla famiglia, sulla funzione materna e paterna e quindi anche sul rapporto genitori-figli.

Gli interventi di prevenzione della devianza e delinquenza minorile sono parte essenziale degli interventi sociali di prevenzione del crimine. Molteplici sono le attività educative, rieducative, informative e sociali che si possono promuovere e che possono essere realizzate sul territorio per agganciare il minore nel contesto in cui vive.

L’educativa di strada rappresenta una grande occasione per incontrare minori e famiglie nei contesti di vita quotidiani. La strada diventa un “luogo simbolico” in cui la devianza, la criminalità, la povertà, le disuguaglianze si presentano quotidianamente ma è anche un luogo di aggregazione, socialità, e di relazioni interpersonali. La strada può e deve diventare un luogo educativo, un nuovo spazio in cui avviare azioni pedagogiche di prevenzione e tutela nei confronti dei soggetti vulnerabili. Un altro intervento che trova applicazione nei vari contesti di vita quotidiana è la mediazione scolastica e familiare. E’ un percorso bilaterale che mira a definire regole condivise con l’aiuto del mediatore che aiuta le parti a comprendere la complessità della situazione che i componenti del nucleo stanno vivendo attraverso nuove modalità di interazione e gestione dei conflitti.

Nell’ambito della giustizia penale minorile, la mediazione sociale-penale riveste un ruolo fondamentale e mira a stimolare la partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nella gestione delle situazioni conflittuali e delle criticità. Con la mediazione sociale viene proposto un modello alternativo di risoluzione dei conflitti rispetto al processo giudiziario tradizionale. Il minore reo diventa protagonista, insieme alla vittima, di un processo di cambiamento e conoscenza dinamica delle proprie personalità. I soggetti della mediazione sono tre: il reo, la vittima e il mediatore. Affinché il procedimento si attivi è necessario che siano soddisfatte almeno tre condizioni: il consenso informato e volontario del minorenne autore di reato; il consenso informato e volontario della vittima; l’ammissione di responsabilità da parte del minore autore del reato.

L’azione educativa dei genitori non deve quindi solo saper trasmettere le norme ed i valori della cultura di appartenenza ma deve anche basarsi sugli affetti profondi che costituiscono la base sicura entro cui si creano relazioni sane.

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