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Lockdown: un mostro per le donne

Triplicati in Italia i casi di femminicidio durante la quarantena, paura per la seconda ondata.

La causa del crimine è riconducibile al concetto di potere, in tal caso il femminicidio ne mostra una immisurabile rilevanza. È una tipologia di crimine in cui nel mirino del deviante vi è la donna, un evento premeditato, accuratamente studiato e voluto secondo svariate peculiarità e modus operandi.

I casi di femminicidio c’erano, ci sono e ci saranno; la statistica mostra come, in questo periodo, l’incremento a tale gesto sia in continua crescita. Il fenomeno di questa tipologia di reato è diventato ormai antropologico, un crimine che si riproduce uguale anche in diversi contesti sociali. Purtroppo ci troviamo ancora a percepire il problema, a scoprirlo, solo dopo l’atto cruciale, a causa delle poche denunce da parte delle vittime.

Ogni caso dovrebbe essere considerato per tutti come “espressione violenta di ingiustizia” e ogni caso deve essere da promotore per affrontare, circoscrivere e risolvere il problema. Il femminicidio è l’atto di violazione e sottomissione più grave che l’uomo può infliggere su una donna; una mera formalità di “potere” che egli prova ad imprimere con la costrizione. Ogni tipo di atto liberatorio e autonomo della donna è considerato agli occhi degli uomini come gesto di ribellione al potere da loro controllato.

Nel periodo di lockdown per molte donne il “restate a casa” non è stato poi così rassicurante. Mai come ora, alcune case si sono trasformate in veri e propri habitat di prigionia e schiavitù, una condanna a morte assicurata. Luoghi orribili, in cui donne e bambini si ritrovano sotto il mirino del proprio compagno, subendo maltrattamenti e violenze senza avere più una via d’uscita.

L’agenzia delle Nazioni Unite, Unfpa, con la collaborazione della John Hopkins University, e altre due università americane, affermano che durante quest’anno, in piena pandemia Covid-19, c’è stato un netto aumento, all’incirca 15 milioni di casi di “violenza domestica” in più rispetto agli anni passati. Una prima statistica effettuata durante la prima chiusura, ma oggi ci ritroviamo ad affrontare una seconda ondata epidemiologica. Cosa accadrà? Si pensa che, se le misure di contenimento adottate fin ora non riescano a ostacolare questo virus, tornando a una nuova chiusura totale, si potrebbero registrare fino a 31 milioni di casi in più.

Le segnalazioni che sono arrivate in questi ultimi periodi ha lasciato senza parole l’Europa, anche se i dati sono pochi, si è registrato un incremento del 77% riguardo le chiamate d’emergenza da parte di donne aggredite dal compagno. Neanche il Coronavirus ha fermato questi mostri. Il Ministero dell’Interno mostra come negli 87 giorni di chiusura i casi siano triplicati rispetto a periodi senza restrizioni.

Un netto calo psicologico ha confluito e accompagnato i gesti devianti degli autori di violenza. Durante la quarantena, abbiamo assistito a vari atti incontrollati, la psiche ha subito diversi cambiamenti, un mutamento psicologico non indifferente e da non sottovalutare. Le varie limitazioni imposte hanno prodotto un maggior incremento di ansia, depressione, stress che se non controllata provoca danni, a volte, irreparabili. In questo caso, le violenze domestiche, hanno trovato un vicolo cieco.

Se i femminicidi venivano considerati come atti di follia, gelosia o omicidi passionali, oggi è bene osservarli come un mutamento continuo. Il gesto sembra sia diventato per lo più uno sfogo volontario contro la chiusura repentina dal mondo. Attraverso il “criminal profiling” è possibile attenzionare i casi e i luoghi in cui facilmente avvengono tali omicidi. La profilazione criminale è uno strumento che aiuta i criminologi, investigatori e forze dell’ordine a profilare i soggetti criminali totali o parziali. Durante questo periodo è fondamentale apportare nuove misure cautelative, ogni professionista in ambito forense può contribuire, nei limiti restrittivi nuovamente imposti, a captare anche dal linguaggio non verbale delle donne, i segnali d’allarme. I social aiutano in tal senso, molte sono le donne che ricorrono a messaggi d’aiuto scrivendo semplici post, o condividendo link che se osservati attentamente rivelano vere richieste d’aiuto.

Il virus muta come la psiche, i cambiamenti che si evidenziano oggi non sono da sottovalutare, probabilmente ci stiamo dirigendo verso una nuova chiusura totale, le donne hanno timore. Utilizziamo ogni forma di analisi e osservazione forense per individuare ogni minima tipologia di allarme, niente deve essere sottovalutato.

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