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La storia di Marzia Capezzuti è di quelle che non vorresti mai leggere

La vicenda di Marzia Capezzuti è allucinante sotto tutti i punti di vista, un vero viaggio nel Male. Torturata, sequestrata, picchiata, uccisa e tutto per la sua pensione di invalidità. E per essere ritenuta responsabile della morte del suo fidanzato.

Chi è Marzia Capezzuti

Marzia Capezzuti ha 29 anni, ha una disabilità mentale, ed è di Milano quando sparisce l’8 marzo 2022 da Pontecagnano Faiano (Salerno) dove si era trasferita per stare col fidanzato e dove era rimasta dopo la morte di lui. Poi, più nulla fino al 25 ottobre 2022, quando un cadavere viene ritrovato in un casolare tra Pontecagnano e Montecorvino Pugliano. Il 19 aprile scorso tre familiari del fidanzato sono stati arrestati. Sono Damiano Noschese e Maria Barbara Vacchiano, marito e moglie, e del loro figlio 15enne. La donna è la sorella di Alessandro, il fidanzato di Marzia morto nel 2019.

La storia di Marzia inizia nel 2014, quando sparisce di casa. Troppe liti col padre. Se ne va a Napoli, campa come può per tre mesi e alla fine incontra Alessandro. I familiari la ritrovano, a Pontecagnano appunto, nel 2016-2017: ha raggiunto Alessandro in paese, per vivere con lui e la sua famiglia. Marzia, però, non è mai stata autosufficiente, ha sempre vissuto in comunità. Ha un “disturbo della condotta in ritardo mentale di media gravità”, con invalidità al 100%. Non è in grado di compiere atti quotidiani per badare a sé stessa. Nel 2019 Alessandro e i genitori di Marzia alla fine si incontrano. Alessandro appare per quel che è: più vecchio di lei e con l’aria di un tossico. Viene trovato morto il 7 novembre 2019, dalle parti della Stazione Centrale di Napoli, per droga.

Inizia il calvario

Marzia resta a casa sua coi suoi familiari, salvo sparire nel nulla tre anni dopo. I genitori vanno a “Chi l’ha visto?”. Il ritrovamento del corpo, le sue condizioni, alcune testimonianze, il fatto che la sua pensione di invalidità sia stata incassata anche dopo la sua morte (fino a giugno 2022), danno un quadro chiaro della situazione. C’è la foto stata scattata da un abitante della zona, pochi mesi prima della scomparsa. E poi c’è una videochiamata tra il figlio dei Noschese e sua sorella, in cui modalità e luogo dell’omicidio sarebbero stati spiegati per bene. Una confessione, in pratica. La sorella dice che i maltrattamenti e le torture sarebbero iniziati solo nell’ultimo anno, quando lei era andata via di casa.

A Noschese e Vacchiano vengono contestati oltre l’omicidio volontario anche i reati di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, indebito utilizzo di carte di pagamento. Al figlio della coppia, oltre all’omicidio, anche l’occultamento di cadavere. 

Come siamo arrivati a tanto?

Marzia deve essere diventata un’ospite indesiderata e il desiderio di vendetta dei familiari contro “quella venuta da Milano” si è sposato con l’occasione di far soldi. Marzia doveva pagare e la sua condizione mentale le ha reso difficile tirarsi fuori da quella situazione.

C’è da chiedersi come mai i suoi familiari non siano intervenuti. In parte, la risposta è i Noschese l’avevano isolata. I Capezzuti alla fine non sapevano che la figlia fosse da loro, perché l’avevano obbligata a dire che se n’era andata, insieme a un nuovo, nebuloso fidanzato. Quando però hai una figlia disabile intellettiva, che può essere soggiogata, per quanto non ti aspetti certo che sia precipitata all’inferno, forse due domande in più dovresti fartele. I genitori, va detto, erano separati. Ma non è che quando hanno saputo che la figlia si era trasferita a Pontecagnano, all’inizio di tutto, sono andati a riprenderla: si sono fidati dei Noschese, che non avevano mai visto né sentito. La pratica era stata sbrigata.

Certo, il cadavere non era in buone condizioni. E’ stato il DNA a risolvere la situazione. Alcune lesioni al collo potrebbero motivare una morte per strangolamento. Il viaggio nel Male inizia qui.

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