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La morte di Maurizio Costanzo: tra selfie e spettacolarizzazione del dolore

Selfie con Maria De Filippi ai funerali di Maurizio Costanzo: quanto può costare uno scatto da condividere? E quanto vale il dolore di una perdita diffusa via social?

Una volta si scrivevano messaggi di cordoglio. Si entrava nella sala commiato con riverente emozione. Oggi, purtroppo, non è più così. E forse la camera ardente che ha accolto per due giorni il feretro del giornalista, ad alcuni è sembrata occasione ghiotta e simpatica per condividere qualche foto sui social.

Il 25 febbraio il giornalista e conduttore Mediaset Maurizio Costanzo si è spento all’età di 84 anni lasciando sgomenti e attoniti. Un professionista stimato, ancóra e guida per tante persone che nel mondo dello spettacolo e del giornalismo si erano interfacciati con lui. Un punto di riferimento importante.

E’ stato chiaro fin dall’inizio che per l’importanza rappresentata dalla figura di Maurizio Costanzo, la sala funebre avrebbe sicuramente attirato l’attenzione anche di semplici spettatori cresciuti tra “Buona domenica” e “Maurizio Costanzo show“.

La moglie del giornalista Maria De Filippi insieme al figlio più giovane Gabriele Costanzo, ha accolto con rigoroso silenzio e composta gratitudine, non disdegnando una cordiale stretta di mano a chi si è recato a donare un  ultimo saluto a Maurizio Costanzo.

I selfie e la spettacolarizzazione del dolore

Tra le persone presenti all’interno della camera ardente oltre politici, amici e collaboratori del giornalista e della moglie, anche tanti curiosi. Una polemica scatenatasi grazie ai profili Instagram e Facebook che hanno rappresentato, quasi come un boomerang, proprio due episodi riferiti al famoso selfie scattato con la vedova di Costanzo, solo ripresa con un sorriso triste e forse anche stordita dal momento che, come ogni lutto, dovrebbe essere sacro e autentico.

Un’immagine condivisa sui social che vedeva due persone in due istantanee differenti, insieme a Maria De Filippi, alle spalle della bara di Costanzo. Probabilmente non esiste nulla di male a richiedere un selfie ad una professionista come la De Filippi, forse però la situazione non era la migliore.

È così forte la voglia di mettersi in mostra e di farsi vedere, di essere importanti, tanto da non comprendere che esiste un limite a tutto e il rispetto anche nei confronti della morte? Tanti e innumerevoli i commenti riferiti a questa situazione. Esserci e farsi riconoscere anche di fronte al dolore ma, in questo caso, era meglio non condividere, in particolare sui social.

Quale società sta palesandosi? Perché spettacolarizzare il dolore?

Il narcisismo, nell’attuale società moderna e contemporanea, continua a diffondersi. Selfie, video, reel e istantanee sono sempre più imperative nella nostra vita: tutto è diventato norma. Ma vale anche nei confronti di un defunto?

Il 21 giugno è il #SelfieDay nato da un’idea del deejay radiofonico Rick McNeely nel 2014, tanto che ormai le nostre vite sono condivise e intervallate da attimi e momenti falsati da selfie e vite che in realtà non esistono. Ostentare, condividere, sentirsi importanti.

Il selfie è quindi la regola del nostro tempo? Tentazione irreversibile e voglia di apparire. A quale scopo?

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