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Il ruolo del criminologo nel contrasto al fenomeno dello sfruttamento lavorativo: disumanizzazione e caporalato

Il fenomeno del caporalato, può essere annoverato nella criminalità nascosta, in quanto gli atteggiamenti utilizzati dal caporale e dai suoi adepti, possono essere ben poco inseriti nelle statistiche reali, ed il motivo è semplice. Il lavoro nero e sommerso infatti, unito ai contratti promossi ed elaborati dalle agenzie interinali, rendono la tracciabilità del fenomeno molto più difficile

Il mondo del lavoro è un ambito che va tutelato, uniformato e reso idoneo al soddisfacimento delle principali aspirazioni e progetti esistenziali di ogni uomo. È necessario garantire una continuità tra vita privata e vita lavorativa, nonché rivendicare il diritto al lavoro inteso non nella dimensione economica, cioè finalizzato al semplice consumo, ma come base per promuovere dignità, progettualità e soddisfacimento di una dignità personale. Quando affrontiamo il tema dell’economia criminale, ci spostiamo dalla dimensione strettamente giuridica e abbracciamo quella criminologica, in quanto i reati che rientrano in questa categoria, hanno come realizzazione ultima un reato che riguarda interamente un’attività economica e professionale, mirata alla realizzazione di profitti anche poco legali, che possono quindi richiamare l’attenzione della criminalità organizzata.

Cosa può fare il criminologo? Sicuramente un ambito di lavoro è quello della prevenzione, in particolare nelle categorie di soggetti deboli, magari operando in collaborazione con le forze dell’ordine e la prefettura. Affrontare dei veri e propri progetti di aiuto alla conoscenza, al diritto e alla salute, coinvolgendo gli stessi lavoratori stagionali, ma non solo stranieri. Lavorare sull’intendimento dei diritti e i doveri dei lavoratori, cercando di far capire fin dove possono e devono arrivare le richieste dei loro superiori. Rafforzare la rete del lavoro con politiche di welfare condivise, magari collocando ispettori più presenti sul territorio che, di concerto con i criminologi, possano davvero fare un’analisi della condizione in cui queste persone vivono e lavorano, per prevenire situazioni di disagio. Bisogna infatti ricordare che lo sfruttamento illegale della manodopera, avviene laddove non ci sono conoscenze legislative e strumenti adatti per contrastare questo fenomeno.

Le vittime del caporale diventano oggetti, quasi merci, da utilizzare per scopi imprenditoriali. Una sorta di sfruttamento e umiliazione della dignità umana che si trasforma poi, in annichilimento del soggetto. Un bisogno necessario di quel lavoro, nonostante la mercificazione della sua persona. Una componente psicologica forte, che impedisce all’individuo di crescere e che lo tiene legato, quasi per un dovere, al suo capo. La dignità dell’individuo è compromessa anche dall’intensità e dai ritmi battenti dell’attività lavorativa, che non riconosce alle vittime lo spazio di riposo essenziale e i diritti inalienabili.

Il criminologo, in quanto consulente che lavora in più ambiti, può svolgere un ruolo molto importante anche nel settore sociologico e di ricerca, porgendo aiuto nell’analisi antropologica e sociale del fenomeno e in questo caso parliamo del lavoro sommerso e dello sfruttamento ad opera dei caporali. Un’indagine analitico-interpretativa che si unisce, quindi, alla criminogenesi dell’azione che una persona compie, scomponendo le cause che scatenano un determinato atteggiamento. Un ultimo esempio di lavoro è rappresentato da un vero e proprio profiling o profilo criminale: una tecnica investigativa utilizzata dal criminologo per analizzare il profilo psicologico e comportamentale di un soggetto, un’analisi criminologica della personalità e del modo di agire. In questo caso, si potrebbe utilizzare l’analisi del profiler per identificare il caporale e quelle che sono le assimilazioni criminali e gli sviluppi futuri che potrebbero poi servire a comprendere la facilità con cui esercita delle vere e proprie pressioni sui lavoratori, sviluppando paura e angoscia nei suoi sottomessi. Obiettivo di questa tecnica di indagine è quella di fornire opportune indicazioni sulle caratteristiche sociodemografiche e di personalità dell’autore.

In questo caso, si potrebbe utilizzare l’analisi del profiler per identificare il caporale e quelle che sono le assimilazioni criminali e gli sviluppi futuri che potrebbero poi servire a comprendere la facilità con cui esercita delle vere e proprie pressioni sui lavoratori, sviluppando paura e angoscia nei suoi sottomessi. Obiettivo di questa tecnica di indagine è quella di fornire opportune indicazioni sulle caratteristiche sociodemografiche e di personalità dell’autore.

Un’altra situazione di lavoro nell’ambito del criminal profiling, può essere l’analisi vittimologica che, grazie agli aspetti personali e lavorativi, uniti all’analisi del contesto giornaliero che gravita attorno alla vittima, possano affrontare anche il caso del lavoratore sfruttato. Possiamo così evidenziare le differenze e le difficoltà della vittima a reagire nei confronti del suo aguzzino, in questo caso datore di lavoro. Ovviamente, le cose si complicano se parliamo di vittime straniere, donne o migranti. In questo caso la difficoltà a comprendere la lingua, la paura di essere mandati via e la speranza di guadagnare poco ma con molto sudore, spingono la vittima ad accettare sommessamente e quindi a soggiacere a questa mentalità criminale e criminosa.

Se inquadriamo il tema nell’ambito del caporalato, all’origine di un comportamento criminale vi è una condotta delittuosa orientata al profitto. All’interno della categoria della criminalità economica, possiamo infatti annoverare tutti quei reati e quei comportamenti commessi da autori di elevata posizione sociale, all’interno di una attività economica illegittima, che inducono e sottomettono terzi per raggiungere i loro scopi.” Ernesto Savona

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