I chatbot rischiano di mettere in serio pericolo la possibilità di esercitare il diritto all’oblio. Le informazioni raccolte dall’intelligenza artificiale a volte provengono anche da dati che si ritenevano scomparsi per sempre dai motori di ricerca su internet.
I chatbot basati sull’intelligenza artificiale sono sempre più presenti nella vita quotidiana, sollevando dubbi e perplessità sulla possibilità di esercitare il proprio diritto all’oblio.
Il diritto all’oblio in Italia
In Italia il diritto all’oblio è un concetto giuridico che consente agli individui di richiedere la rimozione di informazioni non più rilevanti o ritenute obsolete dai risultati di ricerca su internet.
Nell’era digitale questo diritto sembra essere nuovamente in pericolo a causa dei sistemi di intelligenza artificiale che, ripescando informazioni eternamente disponibili, continuano a riportare a galla quei dati che si pensavano cancellati definitivamente.
Diritto all’oblio: la sentenza della Corte di giustizia europea del 2014
Nel 2014 la Corte di giustizia europea ha introdotto il diritto dei cittadini a richiedere la rimozione di contenuti non più rilevanti dai motori di ricerca. Nonostante l’iniziale resistenza, da quell’anno le deindicizzazioni di contenuti online sono diventati la normalità. Ma con l’avvento dei sistemi generativi il diritto all’oblio è stato di nuovo messo in discussione.
Se interrogati, i chatbot possono includere risultati relativi a informazioni non più visibili online. Immagini, video o articoli possono continuare a influenzare negativamente la reputazione di un individuo.
Molti modelli di intelligenza artificiale addestrati nel 2023 e nel 2024 includono articoli che non sono più visibili tra i risultati dei motori di ricerca, prendendo dunque informazioni da archivi congelati nel tempo.
E’ possibile rimuovere contenuti diffamatori da ChaGPT e dagli altri chatbot?
Per far valere il diritto all’oblio l’unica possibilità è fare ricorso alle aziende o al Garante della privacy. Occorre che si verifichino tre condizioni affinché si possa esercitare tale diritto: la presenza di dati personali, l’assenza di un interesse pubblico e la non attualità delle informazioni.
Open AI, ad esempio, ha concesso agli utenti un form per poter esercitare i diritti di opposizione, aggiornamento, modifica e cancellazione dei dati personali, così come previsto dal Regolamento per la protezione dei dati personali.
Il diritto all’oblio rischia di tornare a quello che era prima del 2014: un diritto quasi inesistente. I sistemi di intelligenza artificiale, continuando a rielaborare vecchi dati a disposizione, rischiano di riportare alla luce fatti che si pensavano dimenticati, cancellati da siti web e articoli.
E’ fondamentale che legislatori e società collaborino tra loro per trovare delle soluzioni alle nuove sfide che si stanno affacciando.