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Diritto all’aborto e normativa italiana. Esiste ancora una autodeterminazione della donna?

Il 22 maggio 1978 è stata approvata la legge 194 che introduce nel nostro ordinamento l’interruzione volontaria di gravidanza – IVG- . Tale legge, pur riconoscendo il diritto alla vita del feto, tutela altresì la madre qualora possa esserci il rischio di prosecuzione di gravidanza.

Negli anni il dibattito sull’IGV si è fatto sempre più profondo e a tratti discordante. Se è vero che una donna dovrebbe poter decidere il da farsi in caso di una sua gravidanza, il più delle volte si scontra con la normativa forse obsoleta e non totalmente applicata dalla 194 e con SSN carente sul da farsi.

La legge, nacque su spinta dei Radicali Italiani, sostenuti da altre forze politiche e realtà sociali e venne poi confermata dal Referendum del 1981 perché, fino ad allora, l’aborto era considerato pratica clandestina. Sono tante, infatti, le storie tramandate negli anni di mammare oppure aborti praticati in maniera non sterile e protetta, con un rischio grave per la mamma e il bambino.

Violenza istituzionale e diritto a decidere

È sempre più chiaro come in Italia, ma a questo punto anche in altre realtà del mondo, non esista un diritto o una tutela per la donna che ha deciso di abortire. Un diritto più volte e spesso negato, con storie sempre più attuali e devastanti

Si è discusso sempre e si continua tutt’oggi, sulla possibilità per una donna di scegliere cosa fare in caso di interruzione volontaria di gravidanza, come se fosse un qualcosa da poter affrontare a cuor leggero.

Ma quanti medici ginecologi e ostetriche sono obiettori di coscienza? Si, perché la legge 194 permette anche al personale medico di essere esonerato qualora decida di diventare obiettore. In questo caso creando non pochi problemi alla donna che deve effettuare una igv in modo particolare in ospedali che non permettono questo. Quante difficoltà per chi non può o non vuole porare avanti una gravidanza? Tante, troppe e poche tutele. Donne a volte lasciate sole nelle stanze operatorie, proprio in un momento delicato e particolare nel quale dovrebbero essere capite e aiutate, vengono il più delle volte accusate o ignorate. E parliamo di casi che sempre di più vengono denunciati con le lacrime delle donne che si sono trovate in queste situazioni.

I dati mancanti e le iniziative in difesa della legge 194

L’associazione Luca Coscioni a tal proposito, ha pubblicato un report confluito in un libro. Effettivamente studiando e leggendo la mappatura dell’Italia inerente ospedali e centri Igv, si può notare come per alcuni punti sanitari, su un totale di 10 medici tutti o quasi siano obiettori. E questo può essere un aiuto o comunque una facilitazione per la donna che deve abortire?
E’ altresì vero che, senza dati ufficiali, come si può cercare di risolvere il fenomeno? Dal 1978 sono sicuramente diminuiti gli aborti, che non rientrano più nell’illegalità ma i numeri sono bassi. Basti anche pensare alla pillola abortiva RU-486 che ha reso più semplice la situazione.

Probabilmente una scorciatoia o forse uno strumento che dovrebbe comunque tutelare la donna che decide di utilizzarla. Anche in questo caso alcune farmacie non la vendono se non dietro prescrizione medica. Bisogna di certo sensibilizzare le nuove generazioni per un sesso consapevole e i rischi di una gravidanza indesiderata.

Il concetto cambia totalmente quando parliamo di una donna, che può essere già madre o compagna o semplicemente sola e non può tenere il bambino, per i motivi più disparati. Non parliamo di voler scappare alle responsabilità, può capitare che, durante il percorso gestazionale, il feto cresce con gravi deficit che potrebbero peggiorare dopo la nascita. A volte la donna è costretta da patologie o problematiche e questo non rientra in un diritto di autodeterminarsi? Parliamo sempre di un trauma e come tale andrebbe anche affrontato. Senza dire la nostra, senza parlare di cosa è giusto o no fare.

Ricordo uno slogan “Il corpo è mio e lo gestisco io” più volte utilizzato dalle femministe che rivendicava il diritto delle donne di decidere del proprio corpo, della propria sessualità, del diritto di mettere dei figli al mondo. Faceva scalpore, all’epoca, un messaggio così caustico, perché rovesciava un assetto di potere ma oggi purtroppo non esiste ancora un’autonomia della donna sul proprio corpo.

 Forse bisognerebbe partire da qui, capire dove eravamo e dove siamo oggi. Davvero l’Italia non ha completamente svuotato la legge 194?

Politicamente tanto è stato detto e forse poco è stato fatto. Bisognerebbe tutelare le donne, la loro voglia di non voler diventare madre se necessario, il loro diritto di essere rispettate e tutelate.

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