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Cospito: la Corte d’Assise d’Appello esclude l’ergastolo

L’anarchico abruzzese Alfredo Cospito, in carcere per l’attentato contro la scuola Allievi carabinieri di Fossano, dovrà scontare 23 anni di carcere. Lo ha stabilito la Corte d’Assise d’Appello, che ha così escluso l’ergastolo.

Alfredo Cospito è stato condannato a 23 anni di carcere. L’anarchico non dovrà più scontare la pena dell’ergastolo né dovrà subire l’isolamento diurno di 12 mesi così come aveva richiesto la procura generale. E’ quanto ha stabilito la Corte d’Assise d’Appello di Torino, a cui è stato affidato il compito di ricalcolare la pena per l’attentato commesso contro la scuola Allievi carabinieri di Fossano da Cospito e dalla compagna Anna Beniamino il 2 giugno 2006.

Cospito e il “fatto lieve”

I giudici hanno ritenuto di dover applicare l’attenuante del “fatto lieve” perché i due ordigni piazzati dentro il cassonetto dei rifiuti vicino agli ingressi dell’edificio non hanno causato vittime, ma solo danni limitati.

Cospito, che ha seguito l’udienza collegato dal carcere di Sassari, dove è attualmente detenuto al regime di 41 bis, ha dichiarato: “Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, non siamo lo Stato”. Sostiene che non esistono prove su di loro, e per la prima volta nega ogni coinvolgimento nell’attentato, parlando di processo alle idee.

Lo sciopero della fame come protesta

A ottobre dell’anno scorso, Cospito aveva iniziato lo sciopero della fame per protestare contro il regime del carcere duro. Nel corso della sua lotta, durata in tutto 182 giorni, l’anarchico era stato trasferito al carcere di Opera a causa delle sue precarie condizioni di salute.

Condannato inizialmente per “strage comune”, nel 2022 la Corte di Cassazione aveva deciso di riqualificare il reato in “strage politica“, applicando la condanna all’ergastolo. In base all’art. 285 c.p., infatti, “Chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage nel territorio dello Stato o in una parte di esso è punito con l’ergastolo”.

Non ci furono vittime, ma per la Procura si trattò di un puro caso e per questo – si legge – non meritava sconti. I carabinieri non uscirono per strada e rimasero in caserma solo perché pensavano che il primo boato fosse dovuto a un incidente.

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