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Caso Denis Bergamini: la storia di un delitto rimasto nel mistero per 35 anni

Il mistero della scomparsa improvvisa dell’ex centrocampista del Cosenza Calcio è giunto a un punto di svolta soltanto a fine 2024, quando la ex fidanzata è stata condannata per omicidio volontario. Inizialmente il caso era stato archiviato come “suicidio”, una versione che non ha mai convinto i familiari.

Trentacinque anni dopo il rinvenimento del corpo senza vita del calciatore Denis Bergamini, sull’asfalto, lungo la Statale 106 che in Calabria costeggia il mare, a fine 2024, il caso è arrivato a un punto di svolta: a seguito della riapertura del caso e di nuove indagini, l’ex fidanzata Isabella Internò è stata condannata in primo grado a 16 anni di carcere per omicidio volontario, in concorso con altre persone ancora da identificare.

Il centrocampista del Cosenza Calcio aveva 27 anni, quando il 18 novembre 1989 è stato trovato a terra, vicino a un camion fermo, nel mezzo della strada. Una tragica fine rimasta avvolta nel mistero per oltre tre decenni, tra interrogativi, ricostruzioni poco convincenti e depistaggi. Un caso complesso, inizialmente archiviato come suicidio – una versione che non ha mai convinto, in primis i familiari e i conoscenti della vittima – e che successivamente è stato riaperto due volte, nel 2011 e nel 2017.

Oggi l’intera vicenda è tornata sotto i riflettori con un podcast di Pablo Trincia, intitolato “Il cono d’ombra – La storia di Denis Bergamini”, e una nuova docu-serie TV esclusiva Sky: due prodotti che in modalità differente entrano nel vivo dei retroscena e dei chiaro scuri di un caso che continua a far discutere e non sembra conoscere fine.

Ma chi era Denis Bergamini e com’era il rapporto con la sua ex fidanzata? Come si è passati da un caso di suicidio a una condanna in primo grado per omicidio volontario? In questo articolo proviamo a ripercorrere i punti focali dell’intera vicenda.

Chi era Denis Bergamini

Donato Bergamini, noto ai più come “Denis”, era nato a Ferrara il 18 settembre 1962. Sin da giovane, aveva mostrato uno spiccato talento calcistico: fece i primi passi nelle giovanili della Spal, per poi approdare al Cosenza Calcio, nel 1985, dove rapidamente si affermò come uno dei talenti della squadra. Poco prima della sua morte, si parlava di un imminente passaggio in Serie A: erano diverse le squadre pronte a puntare su di lui. La sua ultima presenza in campo risale a circa una settimana prima della tragedia: era il 12 novembre 1989.

L’ipotesi “debole” del suicidio

Secondo la prima ricostruzione dei fatti – come accennato in apertura – Denis si sarebbe lanciato volontariamente sotto a un camion in corsa, dopo una violenta lite con l’ex fidanzata. Nella sua testimonianza, Internò spiegò che tutto era accaduto perché lei aveva rifiutato la proposta dell’uomo di fare un viaggio all’estero insieme.

L’autista del veicolo coinvolto, Raffaele Pisano, confermò la dinamica dell’incidente, precisando che il gesto improvviso dell’uomo non gli aveva permesso di frenare per tempo. Il camion ha trascinato l’uomo per oltre 60 metri. Il camionista, accusato di omicidio colposo, è stato poi assolto in primo grado e successivamente in appello.

La versione, al di là di questa testimonianza, è risultata da subito poco convincente, in particolare per la famiglia, gli amici e persino per i tifosi. Denis era infatti conosciuto come un ragazzo solare, pieno di vita e motivazione verso il futuro, che prometteva già allora di essere ricco di successi. Mai alcun segno di depressione era apparso sul suo volto.

La relazione con Isabella Internò

Isabella Internò, classe 1969, è stata presente nella vita sentimentale di Bergamini, per qualche anno. Aveva conosciuto il calciatore nel 1985, poco dopo il suo arrivo nel Cosenza Calcio. La loro è stata una relazione tumultuosa. Nel 1987, la donna rimase incinta, ma scelse di non tenere il bambino, perché a suo dire, il compagno non avrebbe voluto sposarla. Così abortì in una clinica londinese. Secondo le ricostruzioni del pm, è stato quello il momento in cui Isabella ha iniziato a fare stalking al centrocampista.

La riapertura delle indagini

L’archiviazione del caso ha continuato a tormentare la famiglia della vittima, che nel 2011, è riuscita a ottenere una prima riapertura delle indagini. La versione del suicidio – come riporta Fanpage – mostrava un buco di due ore, precisamente dalle 17.30, quando il calciatore era stato visto dal vivo da una persona diversa da Isabella, alle 19.30. Anche in quell’occasione però, non si arrivò a nulla di nuovo.

Nel 2017, grazie a nuovi elementi probatori portati dal legale della famiglia Bergamini, il caso è stato riaperto nuovamente e il corpo riesumato, su ordine della Procura. Dall’autopsia è emerso che l’uomo non era morto per l’incidente: le ferite non sono risultate, infatti, compatibili con l’investimento. Il decesso è stato ricondotto ad “asfissia da compressione”. Le indagini autoptiche hanno altresì evidenziato che l’uomo era già privo di vita quando è stato travolto dal veicolo.

Internò e la condanna per omicidio

Uno scenario completamente nuovo, che ha cambiato profondamente il corso delle indagini, portando nel 2019 all’iscrizione di Isabella Internò nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio premeditato. La donna ha continuato a sostenere la tesi del suicidio: “Sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio”, aveva affermato in aula.

Dopo ulteriori 3 anni di processo – e quasi 35 anni in totale dalla scomparsa di Bergamini – il caso è arrivato a una svolta decisiva: la donna è stata condannata a 16 anni di carcere per concorso con ignoti in omicidio volontario e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Secondo la ricostruzione contenuta nella sentenza, Denis abbandonò il ritiro del Cosenza per incontrare un’ultima volta Isabella, con cui aveva da tempo chiuso ogni relazione sentimentale. Era convinto di poter porre la parola fine a tutte le tensioni esistenti da lungo tempo e invece è caduto in una “trappola mortale”: la Internò aveva programmato tutto.

Il caso senza fine

Il caso Bergamini non si chiude qui, al contrario, continua a evolversi: a febbraio 2025, la sentenza di primo grado è stata impugnata dalla Procura, la quale ha contestato la “concessione delle attenuanti generiche in relazione alle aggravanti riconosciute”. Contestualmente, l’avvocato difensore della Internò ha fatto ricorso in appellocome riporta Il Resto del Carlino – sostenendo fra le altre cose, “dubbi serissimi in ordine alla causa della morte di Donato Bergamini” e ancora “non è stato possibile accertare quando sarebbe stato ucciso e con che modalità sarebbe stato ucciso. L’istruttoria dibattimentale non ha offerto in termini di certezza ‘al di là del ragionevole dubbio’ non solo la prova dell’uccisione ma, altresì, la riconducibilità della condotta, quale mandante o esecutrice, in capo a Isabella Internò”.

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