Tra il 1° e il 10 agosto i Carabinieri hanno ispezionato 958 aziende in Italia potenzialmente a rischio caporalato. Oltre la metà sono risultate fuori norma, evidenziando come questo fenomeno sia ancora molto diffuso e persistente nel nostro Paese.
Caporalato in Italia, un quadro preoccupante: il 53% delle aziende è irregolare
Nel corso degli anni, il fenomeno del caporalato si è dimostrato un grave problema abbondantemente diffuso in Italia, in particolare al Sud. Di recente, è balzato alle cronache con la morte del bracciante indiano Satnam Singh, deceduto in seguito a delle ferite riportate in un incidente sul lavoro.
In ottica di contrasto al caporalato, dal 1° al 10 agosto l’Arma dei Carabinieri ha realizzato un’importante attività di controllo sul territorio nazionale. Le operazioni, condotte con il supporto del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, si sono concentrate su aziende ritenute a rischio, individuate grazie a una scrupolosa analisi delle banche dati a disposizione delle forze dell’ordine.
Dalle ispezioni è emerso un quadro allarmante: ben 507 delle 958 aziende controllate (52,92%) sono risultate irregolari. In particolare, i Carabinieri hanno verificato 4.960 posizioni lavorative, delle quali 1.268 presentavano irregolarità. Tra questi lavoratori, 346 erano impiegati in nero, una pratica illegale che continua a essere molto diffusa. Anche tra i lavoratori extracomunitari sono emerse situazioni di sfruttamento: 213 di loro erano impiegati senza regolare contratto. Ancor più grave, tra i minori, 9 su 29 lavoravano in nero.
Sospese 145 aziende e deferite 486 persone
Le ispezioni hanno portato a 145 provvedimenti di sospensione per altrettante attività. Le motivazioni vanno dal lavoro nero a gravi violazioni delle norme di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Le autorità hanno inflitto alle aziende interessate 144 provvedimenti di diffida e ben 848 prescrizioni amministrative.
Oltre alle sanzioni amministrative, i controlli hanno portato anche a significativi risvolti penali. In totale, 486 persone sono state deferite in stato di libertà per violazioni del Testo Unico sull’immigrazione, delle normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e di altre fattispecie penali.
Tra queste, 19 persone sono state denunciate per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, noto come “caporalato“, con casi accertati nelle province di Torino, Brescia, Mantova, Verona, Piacenza, Ascoli Piceno, Perugia, Rieti, Roma, Teramo, Pescara, Caltanissetta, Siracusa e Nuoro. In totale, le sanzioni e le ammende ammontano a oltre 4 milioni di euro. Infine, le forze dell’ordine hanno sequestrato 3 furgoni per il trasporto dei braccianti agricoli nei campi. Questi controlli hanno dimostrato l’importanza della lotta contro il caporalato, un fenomeno che danneggia non solo i lavoratori sfruttati, ma l’intero tessuto economico e sociale del nostro Paese.