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Assegno di mantenimento per i figli: quando è possibile chiedere la riduzione?

La legge italiana prevede casi specifici in cui il genitore obbligato può richiedere una modifica dell’assegno di mantenimento dei figli. Ma con quali criteri e quali prove? Ecco cosa stabilisce la normativa e quali strumenti sono disponibili per sostenere la richiesta.

Assegno di mantenimento figli: cos’è e come si calcola

L’assegno di mantenimento in favore dei figli rappresenta un dovere giuridico che discende direttamente dal principio costituzionale sancito dall’articolo 30 della Costituzione, secondo cui i genitori hanno l’obbligo di mantenere, istruire ed educare i propri figli. Tale obbligo è ribadito anche dagli articoli 315-bis e 316-bis del Codice civile.

In caso di separazione o divorzio, l’assegno di mantenimento si configura come un importo mensile fisso che il genitore non collocatario è tenuto a versare all’altro coniuge, o direttamente al figlio se maggiorenne, al fine di contribuire alle spese ordinarie e straordinarie della prole.

La misura tutela la continuità del tenore di vita del minore, indipendentemente dalla natura del rapporto tra i genitori (coniugale o meno) e dalla maggiore età del figlio, qualora non ancora economicamente indipendente. La quantificazione dell’assegno non è automatica, ma rimessa al giudizio del tribunale, che ne determina l’entità in base alle condizioni economiche dei genitori e al contesto familiare.

Riduzione assegno mantenimento: quando è possibile

L’assegno di mantenimento, per sua natura, non è immutabile. L’ordinamento consente la modifica o la riduzione dell’importo, su richiesta della parte obbligata, qualora intervengano cambiamenti significativi nella situazione economica o familiare delle parti coinvolte.

Le principali circostanze che possono giustificare una revisione dell’assegno di mantenimento sono due: cambiamento della condizione finanziaria del genitore obbligato o del genitore collocatario; costituzione di una nuova famiglia da parte del genitore obbligato.

Nel primo caso, può trattarsi di una perdita del lavoro, una riduzione sostanziale del reddito o l’insorgenza di difficoltà economiche. Nel secondo, la Cassazione (con la sentenza n. 14175/2016) ha riconosciuto la possibilità di rivedere l’assegno anche nel caso in cui il genitore obbligato abbia avviato una nuova unione dalla quale siano nati altri figli.

Tuttavia, l’onere di avviare il procedimento e fornire prova della trasformazione delle circostanze spetta al soggetto richiedente. Il giudice valuterà il contesto nel suo complesso, tenendo conto non solo del genitore obbligato ma anche della situazione del genitore beneficiario e, soprattutto, dell’interesse preminente dei figli.

Come dimostrare le condizioni per la revisione

L’intervento di agenzie investigative specializzate può rivelarsi determinante per sostenere la richiesta di riduzione dell’assegno di mantenimento, fornendo al giudice elementi oggettivi e documentati circa la situazione economica delle parti coinvolte.

Queste realtà professionali, operanti nel rispetto della normativa vigente, sono in grado di svolgere accertamenti economico-patrimoniali e indagini su nuove convivenze, verificare l’autosufficienza del figlio e produrre documentazione video-fotografica, da utilizzare come elemento probatorio in sede giudiziaria.

Tramite protocolli investigativi strutturati, le agenzie investigative raccolgono informazioni da fonti pubbliche, banche dati ufficiali, osservazioni dirette e social network, contribuendo a fare chiarezza su situazioni spesso complesse o opache. Il materiale prodotto può essere allegato all’istanza di revisione per permettere al tribunale di operare una valutazione più equa e fondata, tutelando i diritti della prole senza gravare ingiustamente su una delle parti.

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