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Privacy, il caso Weople arriva sul tavolo dell’Ue

Il Garante per la privacy, Antonello Soro, ha chiesto all’Edpb di pronunciarsi sulla compatibilità tra Weople, l’app che acquista i dati personali dei clienti, e il Regolamento europeo per la privacy
Weople, l’app che acquista i dati personali dei propri clienti, è diventata ormai un caso. Il Garante per la privacy, Antonello Soro, ha chiesto l’intervento dell’Unione europea per stabilire se Weople rispetta o meno il GDPR. Weople è un app che si propone di acquisire i dati personali dei clienti promettendo loro “fino al 90% dell’utile generato con gli stessi”. La società italiana che gestisce l’app funge da intermediaria tra le aziende e gli utenti e chiede, su delega di quest’ultimi, di ottenere le informazioni personali custodite presso grandi imprese allo scopo di riunirle e gestirle all’interno della propria banca dati.
Tuttavia, l’offerta di Weople ha sollevato diverse perplessità in materia di privacy, in particolare a seguito di alcune segnalazioni da parte di imprese della grande distribuzione che avevano ricevuto dalla stessa richieste di fornire i dati personali e di consumo dei propri clienti. In questi giorni, il Garante per la privacy ha chiesto al Comitato europeo per la protezione dei dati personali (Edpb), che riunisce tutti i garanti della privacy dei Paesi Ue, di esprimersi sulla questione. Nello specifico, a destare preoccupazione sono due aspetti. Il primo è legato alla “compatibilità del funzionamento della piattaforma con il diritto alla portabilità dei dati, previsto dall’articolo 20 del GDPR”. Soro ha chiesto all’Edpb di chiarire se la delega data dal cliente a Weople rientra nel concetto di riutilizzo previsto dal suddetto articolo. Il secondo aspetto riguarda invece il concetto di “commerciabilità dei dati”, di cui l’Autorità chiede all’Ue se sia da considerarsi “un fatto giusto o meno”.
Nonostante il caso Weople riguardi in primis il nostro Paese, Soro ha sottolineato anche che esso “può produrre effetti in più di uno Stato dell’Unione europea, in ragione delle richieste di portabilità che potranno essere avanzate e delle questioni relative alla valorizzazione economica dei dati personali e alla natura pro-concorrenziale del diritto alla portabilità”.
 

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