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C’è un omicidio mai scoperto della Mala del Brenta? 

La procura di Padova ha riaperto un caso di omicidio avvenuto 31 anni fa: forse si tratta di uno scambio di persona fatto dalla Mala del Brenta.

La morte di Matteo Toffanin

Accadde alla Guizza, il 3 maggio 1992. Qualcuno in via Tassoni sparò in testa a Matteo Toffanin, 23 anni e ferì alle gambe la sua fidanzata, Cristina Marcadella. La nuova ipotesi è che si sia trattato di un errore. Forse a sparare fu la Mala del Brenta e forse il vero bersaglio era Marino Bonaldo, oggi settantunenne. Che abitava nella stessa strada e aveva la stessa Mercedes bianca, con pure tre numeri di targa coincidenti. Solo che Bonaldo, pregiudicato, faceva parte della Mala del Brenta.

Allo scambio di persona si era pensato già nel 1992, ma si credeva che a sparare fossero stati dei siciliani cui Bonaldo doveva 200 milioni e che si stavano facendo sentire per riavere i soldi. Non si trovarono prove e l’inchiesta fu chiusa nel 1997. Caso irrisolto.

Va bene, ma cos’era la Mala del Benta?

È stata un’organizzazione criminale di stampo mafioso, l’unica di stampo mafioso nata e cresciuta nel Nord Est, l’unica formata da veneti doc. La guidava Felice Maniero, erano gli anni Ottanta-Novanta. Partirono da un piccolo paesino, Campolongo Maggiore. Droga, armi, omicidi, vendette sconquassarono il Veneto e si fecero sentire in tutt’Italia.

All’inizio furono rapire a banche e orafi, poi anche di reliquie come la lingua di Sant’Antonio, a Padova nel 1991, e di opere d’arte. Arrivarono i contatti con la mafia del sud Italia. Nel 1982 la banda svaligiò l’Hotel Des Bains al Lido di Venezia, nel 1983 rubò 170 chili d’oro dall’Aeroporto Marco Polo, e nel 1984 la bellezza di 2 miliardi di lire dal Casinò di Venezia. Ma ci furono anche morti ed esecuzioni interne. Ci furono evasioni spettacolari.

Ci fu Maniero, che non aveva le phisique du role del boss, che era pieno di fobie, ma era anche spietato. Il tutto dietro modi gentili. E ci fu il ferreo controllo delle bische e dei Casinò. Alla fine Maniero, che l’aveva inventata, vendette la banda ai magistrati pur di cavarsela con poco. La vendette tutta, in blocco, senza scrupoli, ci furono 400 arresti e non disse mai dove aveva nascosto i suoi soldi, valutati in circa 100 miliardi di vecchie lire. Disse tutto, fece trovar cadaveri, ma quello no.

Ci sono due indagati per la morte di Toffanin

Sono entrambi padovani: Andrea Batacchi e Sergio Favaretto, ex membri alla banda. Batacchi, detto il ragioniere, è l’ex braccio destro di Maniero e oggi ha 60 anni; Favaretto ne ha invece ha 67 anni. Probabile che ci sia stata una soffiata che ha fatto arrivare a loro. Che erano in prima linea nell’organizzazione di Maniero: avevano partecipato al furto della lingua del Santo e avevano aiutato Maniero a evadere dal carcere di Padova nel 1994. Entrambe hanno condanne definitive per omicidio e hanno attraversato a lungo le vicende del gruppo criminale.

Uno dei due era anche amico di famiglia di Bonaldo, ma si sa come funziona: per farti fuori mandano proprio quello da cui meno te l’aspetteresti. Funziona. Il movente sarebbe che Bonaldo si era tenuto soldi della Banda. Ora verrà interrogato anche Maniero, che ovviamente dirà che non ne sa nulla. Scontati 10 anni di carcere, fa l’imprenditore ma sostanzialmente si gode i soldi che ha ben nascosto. In giro ci sono parecchi ex membri della banda, però, che vorrebbero sapere dov’è (vive sotto falso nome) per farlo fuori: lo hanno dichiarato pubblicamente.

Foto di Arisa Chattasa su Unsplash

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