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Nasce prima della legge contro la maternità surrogata: identità negata in Italia

Un figlio concepito con utero in affitto, in Ucraina, oltre 9 mesi prima dell’entrata in vigore della legge Varchi, oggi, in Italia è un fantasma: nessuna anagrafe ha accettato di trascrivere il suo atto di nascita. Nemmeno per il padre biologico.

Un bambino nato in Ucraina, il 30 ottobre dello scorso anno, mediante la maternità surrogata – per volontà di genitori italiani – in Italia oggi è un “fantasma”. Pur essendo venuto alla luce prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (18 novembre 2024) della legge che rende la gestazione per altri reato universale nel nostro Paese, gli uffici anagrafe di diversi comuni italiani si sono rifiutati di registrarlo come cittadino italiano. Così hanno raccontato i genitori. Non solo, è stata anche effettuata una denuncia all’autorità giudiziaria ed è stata aperta un’indagine penale per il reato di “alterazione di stato”.

Il piccolo, pur essendo stato concepito più di 9 mesi prima che la legge Varchi prendesse forma ed entrasse in vigore, ne è rimasto vittima, diventando “invisibile” per quel Paese – l’Italia – in cui i suoi genitori hanno scelto di farlo crescere. Attualmente risulta senza padre e madre, non può avere un pediatra e non può nemmeno essere iscritto al nido. Di lui esiste solo un fascicolo giudiziario.

Legge contro la maternità surrogata: cosa prevede

Prima di passare ai dettagli di questa vicenda, è doveroso specificare cosa comporta la violazione della nuova legge contro la maternità surrogata. Ebbene, prevede pene detentive da 3 mesi a 2 anni e sanzioni dai 600.000 euro fino a 1 milione, per chi ricorre alla gestazione per altri, anche all’estero. La punibilità infatti è estesa ben oltre i confini nazionali.

Avv. Turchetti: “Non è un caso isolato”

Tornando alla vicenda, è Il Fatto Quotidiano a raccontarla nel dettaglio. La testata giornalistica indipendente ha raccolto le dichiarazioni dell’avvocata penalista Sara Turchetti, che si sta occupando del caso, la quale ha subito sottolineato che non si tratta di un episodio isolato: “Riguarda tutte le coppie che, molto prima che venisse approvata la legge Varchi, hanno seguito la via della maternità surrogata. In particolare quelle – come nel nostro caso – in cui importanti patologie dell’aspirante madre non consentivano di arrivare a una gravidanza. Con la maternità surrogata avrebbero invece visto assicurato il 50% del patrimonio genetico, in questo caso, quello del padre. Ora però la situazione è drammatica, perché i bambini nati nel frattempo sono al momento invisibili per lo Stato italiano”.

Nello specifico di questa vicenda, ha aggiunto: “Il bambino semplicemente in Italia non esiste, perché non ha un documento d’identità, né un codice fiscale. Per questo non ha e non può avere neppure il pediatra, non può iscriversi all’asilo nido e i genitori non possono usufruire del congedo parentale”.

Oltre al danno, la beffa: “La coppia risulta sotto indagine penale per alterazione di stato”.

Ricorso al tribunale per la trascrizione dell’atto di nascita

Turchetti ha già fatto ricorso al tribunale, con l’obiettivo di ottenere almeno la trascrizione dell’atto di nascita a nome di entrambi i genitori, e in via residuale almeno di quello biologico.

L’anomalia più singolare dell’intera vicenda infatti, è che persino per il genitore biologico – che è pacificamente genitore anche per la legge Italiana – è stata negata la trascrizione, “sulla base dell’assunto che tale trascrizione sia contraria all’ordine pubblico. Di fatto l’unica ipotesi in cui l’ufficiale di stato civile può negare la registrazione dell’atto di nascita.

In altri due casi precedenti, la Corte Costituzionale, ha sempre fatto prevalere l’interesse superiore del minore, ma in questo caso il timore è che con l’entrata in vigore della legge Varchi, tale principio non valga più.

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