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Come captare la menzogna

I segni del linguaggio non verbale dimostrano come sia possibile distinguere le emozioni autentiche

Saper raccontare una bugia e renderla credibile all’interlocutore non è una cosa tanto semplice. Come dice S. Butler “qualsiasi imbecille può dire la verità, ma è necessario un uomo di senno per sapere mentire bene”.

Le emozioni sono inevitabili in questi casi, creando così problemi alquanto particolari; le bugie vengono smascherate perché trapela qualche segno emotivo finora nascosto, ad esempio: la paura di essere scoperti, il senso di colpa e anche il piacere provato solo all’idea di aver ingannato qualcuno.

Quando si prova a simulare un’emozione diversa rispetto a quella che in realtà si sta provando la situazione diventa ancora più complicata.

Quali sono i segnali che sono in grado di svelare una menzogna?

Uno dei più grandi studiosi di comunicazione non verbale, Paul Ekman, ha portato avanti svariate ricerche alle quali si è interessato il Dipartimento di Difesa americano. Egli per captare una menzogna focalizzava la ricerca nella voce, nelle parole, nel volto e anche nella postura di una persona.

Gli indizi che vengono trapelati dall’osservazione minuziosa del volto dimostrano come sia possibile distinguere le emozioni autentiche, che si attivano da tutti quei muscoli detti “involontari”, da quelle emozioni false, che avvengono con un’attivazione intenzionale dei muscoli del viso. Gli studi di Ekman si concentravano in un’osservazione attenta e dettagliata di videoregistrazioni, un lavoro intitolato The Facial Action Coding System, del 1978.

Dire una bugia non è poi così facile, diversi fattori devono essere controllati, è proprio qui che si trova difficoltà, quando si mente è complicato saper tenere sotto controllo il proprio comportamento.
Secondo vari studiosi, o come è meglio dire scienziati della comunicazione, ci sono svariati segnali che sono in grado di contraddistinguere il linguaggio del mendace.

Esiste una tecnologia basata sull’analisi testuale linguistica, divisa in 3 modelli:
– forme e termini che “allontanano” una bugia
– linguaggio negativo
– spiegazioni e giustificazioni semplici con sintassi complicata

Gli studi in materia hanno dimostrato che le dichiarazioni mendaci sono molto brevi rispetto a una dichiarazione vera. La menzogna, di solito, fa poco riferimento alle persone, luoghi, mentre utilizza molti termini generici. Anche se la descrizione è semplice vengono utilizzate le strutture fraseologiche lunghe con molti dettagli irrilevanti.

Le parti della Comunicazione non verbale sono tre:
1) Sistema paraverbale (tono, volume e ritmo)
2) Sistema cinesico (minima, sguardo, movimento del corpo)
3) Sistema prossemico e aptico (uso dello spazio e contatto con il corpo)

Il linguaggio verbale di chi mente è conciso, incompleto, privi di soggetto. La velocità è molto lenta. Il mentitore non sarà in grado di ripetere una seconda volta la storia appena raccontata, perché si troverebbe difronte a varie difficoltà che sicuramente lo porterebbero a sbagliare e ad essere scoperto. Il soggetto che mente ha un comportamento classico, si mantiene sempre sulla difensiva, prova a cambiare argomento o sviare la conversazione stessa.

Uno degli elementi che bisogna osservare per captare la menzogna è il volto della persona; il viso rappresenta l’identità e le emozioni del soggetto, chi è un bravo mentitore sa utilizzare benissimo la mimica facciale.
Gli studiosi hanno evidenziato alcuni cambiamenti facciali significativi che smascherano chi mente, per poter scovare una menzogna bisogna essere ottimi osservatori; non è poi così semplice capire quale sia la verità e quale la menzogna, bisogna tener presente che per poter accertare una bugia si devono osservare due aspetti: comunicazione non verbale e verbale.

Nel campo giuridico e investigativo la Cross-examination, l’interrogatorio o anche un semplice colloquio con un soggetto può essere migliorato e approfondito con un’analisi delle micro espressioni facciali; con tale analisi è possibile, in fase di ascolto, formulare nuove domande in base alla modalità in cui si sta evolvendo l’interrogatorio.

Quando si ha un’incongruenza tra le due comunicazioni, verbale e non verbale, e entrambi i livelli non coincidono, allora avremo davanti a noi un mentitore.

Come disse Albert Einstein: “per comprendere veramente qualcuno, non è necessario ascoltare solo quello che dice, ma osservare quello che fa”.

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