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Blackout in Spagna: cos’è successo? I limiti del sistema iberico. L’Italia come è messa?

L’Ue lo ha definito “l’incidente più grave degli ultimi vent’anni”. Il governo iberico “chiederà conto delle responsabilità degli operatori privati”. Il blackout spagnolo ha evidenziato i limiti di un sistema che necessità di essere potenziato con importanti investimenti. L’Italia intanto, si prepara a un potenziamento delle infrastrutture.

Dopo il blackout senza precedenti che lunedì 28 aprile 2025 ha portato al collasso la Spagna e il Portogallo, le ricostruzioni più accreditate ipotizzano come causa catena di eventi correlata alla vulnerabilità strutturale della rete elettrica spagnola. Nonostante le cause esatte dell’incidente siano ancora oggetto di indagine, si ipotizza che a far precipitare nel buio due interi Paesi siano state due fluttuazioni consecutive – avvenute nell’arco di 5 secondi – che hanno portato alla disconnessione del sistema elettrico spagnolo dal resto del sistema europeo, causando il collasso della rete iberica.

“Alle 12.30 la rete ha subito un evento simile a una perdita di potenza. Quasi immediatamente la rete si è auto-stabilizzata e ha recuperato. Circa 1,5 secondi dopo la rete è stata colpita da una seconda perdita di potenza; dopo ulteriori 3,5 secondi si è interrotta la connessione Spagna-Francia a causa dell’instabilità della rete. Quest’ultima è stata colpita da una massiccia perdita di potenza da fonti rinnovabili ed è collassata”, ha spiegato Eduardo Prieto, direttore dei servizi operativi di Red Eléctrica de España, la società che gestisce il servizio in Spagna.

Nello specifico, la rete elettrica spagnola ha avuto una perdita improvvisa del 30% della propria produzione: uno squilibrio troppo violento anche per gli stessi sistemi di regolazione. Tale condizione ha generato un effetto a cascata su altri impianti, ampliando la portata del blackout su scala nazionale. “Al momento dell’incidente circa il 78% dell’elettricità immessa nella rete proveniva da fonti green, ovvero fotovoltaico, eolico, nucleare”, ha aggiunto Prieto.

Le altre ipotesi

Tra le altre cause possibili all’origine dell’oscuramento generale si annovera un incendio nel sud della Francia che avrebbe danneggiato una linea elettrica ad alta tensione. Resta invece, escluso – come affermato dalle autorità spagnole – che si sia trattato di un attacco informatico. Smentita anche l’ipotesi di un “raro fenomeno atmosferico”, come confermato dall’Agenzia spagnola statale di meteorologia (Amet).

I limiti del sistema iberico

Il maxi blackout che ha travolto la Spagna ha acceso i riflettori sulle criticità del sistema iberico. In primo luogo – come spiega Repubblicail sistema spagnolo risulterebbe insufficiente rispetto alle esigenze attuali, in quanto carente di quei sistemi di “salvaguardia” necessari per gestire tempestivamente eventuali crisi. Manca quel supporto concreto che può essere offerto, ad esempio, dalle centrali idroelettriche o a gas. Fonti quest’ultime programmabili – che possono essere accese e spente a necessità – a differenza di ciò che avviene con il fotovoltaico e l’eolico, che non sono regolabili e dipendono dalle condizioni atmosferiche.

Una peculiarità di tutti gli impianti che sfruttano fonti rinnovabili infatti, è l’incapacità di intervenire efficacemente – in caso di situazioni di instabilità – per stabilizzare la frequenza o compensare con tempestività il crollo di energia. Tecnicamente, si dice che non hanno inerzia elettromeccanica: tale condizione espone maggiormente il sistema a oscillazioni e a rischi di squilibrio.

Ciononostante, gli impianti a fonti rinnovabili svolgono un ruolo fondamentale per la Spagna: la maggior parte dell’elettricità che produce arriva da fonti rinnovabili (fino all’80% del proprio fabbisogno). La corsa verso le rinnovabili, del resto, è stata ed è tuttora una priorità di tutta l’Europa, nel contesto della transizione energetica resasi necessaria in risposta alla crisi climatica globale, tuttavia se da un lato sono fonti vantaggiose in termini ambientali ed economici, dall’altro impongono la presenza di un sistema capace di ammortizzare gli sbalzi tipici di tali fonti.

Da ciò deriva la necessità – per la Spagna – di innovare l’intero sistema, con priorità e ingenti investimenti, al fine di renderlo più efficiente e compatibile all’impiego delle fonti intermittenti.

Blackout in Italia? Entra in azione il “Pesse”

Il blackout che ha colpito Spagna e Portogallo lasciando milioni di cittadini senza energia elettrica, per circa dieci ore, ha sollevato numerosi interrogativi sulla vulnerabilità di sistemi a dominanza crescente di fonti rinnovabili e sulla relativa sicurezza anche nel nostro Paese. Al momento, nonostante l’Italia vanti una delle reti elettriche più affidabili del continente, non è possibile escludere totalmente il rischio di blackout.

Cosa accadrebbe nel Bel Paese, dinanzi a uno scenario simile a quello spagnolo?

Innanzitutto verrebbe attivato il Piano di Emergenza per la Sicurezza del Sistema: il cosiddetto “Piano Salva Blackout” – gestito da Terna – entra in azione in presenza di un’eccessiva richiesta di energia sull’intera rete elettrica nazionale derivante da una carenza di produzione elettrica.

Al fine di evitare l’insorgere di vaste disalimentazioni incontrollate con conseguenti disagi diffusi e prolungati per tutta l’utenza, il Piano prevede la riduzione dei prelievi di energia elettrica, mediante la sospensione selettiva e programmata dei carichi (con un preavviso di almeno 30 minuti), basata su un sistema di rotazione per gruppi di clienti. Sono previsti cinque livelli di severità, in base ai quali viene incrementato il numero dei clienti coinvolti e la frequenza dei distacchi.

Piano di potenziamento delle infrastrutture italiane

Oltre ad aver strutturato un piano di emergenza anti blackout, l’Italia sta lavorando a nuovi progetti di potenziamento delle infrastrutture, con l’obiettivo di aumentare la flessibilità e la capacità di risposta della rete, in particolare in situazioni di estrema criticità. I nuovi piani prevedono l’installazione di sistemi di accumulo energetico e il rafforzamento dei collegamenti tra le varie aree del Paese. Esistono infatti, alcune zone più vulnerabili, come la Sardegna e la Sicilia, per via del fatto che sono meno interconnesse con la rete continentale.

Prevenzione, innovazione costante e tempestività sono le parole chiave per fronteggiare le emergenze e continuare a garantire la continuità del servizio.

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