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Balistica e “ricerca della verità”: intervista a Paola Carrieri

La balistica è una disciplina complessa, “forse la più ardua nel panorama criminalistico”: abbiamo intervistato Paola C. Carrieri, perito balistico e criminalista, premiata lo scorso anno agli Investigation & Forensic Awards

Paola Corsignano Carrieri è una giovane criminalista e un perito balistico, insignita lo scorso novembre del “Premio Nazionale Eccellenza Italiana” per la balistica forense agli Investigation & Forensic Awards. La balistica è una disciplina complessa che richiede molta passione, dedizione, formazione e aggiornamento continui. In questa intervista, Carrieri ha definito per noi un quadro completo ed approfondito della sua professione.

Gentile dott.ssa Carrieri,

In cosa consiste la sua attività e quanto può incidere nel corso di un’indagine?

Cercherò di rispondere in marniera, auspicabilmente, esaustiva, riportando due dei passaggi che fanno parte della motivazione adottata dalla Giuria degli Investigation & Forensic Awards a base della mia premiazione: “analisi e ricostruzione della scena del crimine” ed “accertamento della verità”. Si rammenti che l’indagine balistica è, “forse”, la più ardua nel panorama criminalistico. Ed, invero, un balistico che pretenda di definirsi esperto dovrebbe aver cognizione di un novero di discipline abbastanza eterogenee tra loro: medicina legale, giurisprudenza, chimica, merceologia, fisica, oplologia, etc. Ogniqualvolta un’arma agisca, con condotta dagli esiti reversibili o meno per l’attinto, ogniqualvolta siano fatti oggetto di sequestro giudiziario una o più macchine termo-balistiche nonché munizionamento o parti compositive dello stesso, il balistico è convocato dall’autorità giudiziaria ovvero dalle forze dell’ordine al fine di far emergere e cristallizzare, mediante una indagine scientificamente salda e comprovata, quanto utile ai fini della giustizia. Ciò postula lo svolgimento di indagini da concretizzarsi sulla scena criminis e nei laboratori del centro balistico, alquanto delicate, complesse, peculiari, dal respiro scientifico e dal cui esito possano derivare teorie ricostruttive degli accadimenti. Per giungere all’ergo, la mia attività consiste nella ricostruzione degli accadimenti delittuosi interessati dall’uso ed “abuso” di armi da sparo.

            Per spiegare in che consista la mia attività, inevitabilmente è d’obbligo scorporare in che consista la balistica. Opportunamente sezionata dai tradizionalisti  in balistica interna (attenzionante i fenomeni fisici, chimici e meccanici ed anche ogni altro elemento che caratterizzi il ciclo dello sparo ed il moto del proietto all’interno dell’arma sino alla sua uscita dal vivo di volata;  il quid non è di poco conto se si vaglino fenomeni assoggettati a tempi brevissimi tra pressioni e temperature elevatissime), esterna (attenzionante l’agire del proietto dal momento in cui abbandoni il vivo di volata sino al suo attingere il bersaglio e ben oltre, attese le variabili ostili che agiscono sul centro di gravità dello stesso e della sua traiettoria) e terminale (attenzionante gli effetti riferibili al proietto che abbia attinto il bersaglio, sia esso umano, vivente, strutture mobili od immobili).

            Ad ogni buon conto, è più confacente, rispetto sia all’evoluzione dei tempi che alle fasi compositive dell’indagine balistica, dissertare di balistica forense; inglobante la tripartizione di cui sopra, nell’accezione di declinazione di scienze forensi, in essa rientrano quelle indagini finalizzate a comprendere tecnicamente e scientificamente il chi, cosa, quando, dove e perché dell’accadimento. È suddivisa in complessi ambiti: indagine identificativa di armi e matrice costruttiva delle stesse; indagine comparativa di parti compositive del munizionamento; identificazione di chi sia venuto in contatto con un’arma, attraverso il rilevamento delle GSR; valutazione della distanza dello sparo, mediante il rilevamento dei residui dello sparo (e non solo); ricostruzione delle traiettorie; esame degli indumenti; esame cadaverico dei fori di ingresso e di uscita, dei tramiti intracorporei e delle conseguenze esplosivistiche intra ed extra corporee; esame dei veicoli e dei danneggiamenti su strutture immobili o mobili; esplosivistica; ricostruzione della dinamica. Dissertando, dunque, in merito a cosa debba intendersi per balistica forense, si comprende in che consista e cosa postuli l’attività del balistico.

            L’attività criminalistico-balistica assume un ruolo più che determinante e spesso dirimente in ambito giudiziario. Intervenendo nei delicatissimi e primissimi momenti dell’immediato successivo alla commissione di un fatto di reato, imponendo al balistico l’elargizione della propria competenza in sede autoptica e nei luoghi interessati dagli accadimenti, con l’onere di individuare la qualunque abbia potuto assumente un ruolo imprescindibile all’atto della commissione del fatto nonchè ai fini ricostruttivi e di garantire l’opportuna conservazione dei reperti allo scopo della successiva attività di indagine in laboratorio oltre che di utilizzo in sede processuale. Dopo la fase iniziale, che, alla luce di quanto si sia asserito, prevede e richiede l’intervento del balistico, la competenza balistica ricompare al termine di ogni altra indagine criminalistica (es. dattiloscopia, genetica, etc.), spesso comportando esiti, ribadisco, dirimenti rispetto a quanto teorizzo sino a quel momento: esiti che restano tali e cristallizzati.

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Qual è l’iter processuale da seguire nel corso di un’indagine balistica?

Facciamo un esempio da manuale: omicidio in terra popolata da soggetti avvezzi ad attività proprie di associazioni di stampo mafioso. Uno o più vittime (presenti), una o più armi (sporadicamente presenti) e parti compositive del munizionamento (talvolta presenti) in reperto. Il balistico è convocato dall’autorità giudiziaria al fine del conferimento dell’incarico. Sia chiaro che sarebbe auspicabile che il conferimento avesse luogo ben prima dell’esecuzione dell’autopsia ad opera del medico legale incaricato, per consentire al balistico stesso di presiedere all’esame autoptico ed eseguire rilievi che saranno funzionali alla ricostruzione degli accadimenti. Non è, infatti, da escludersi l’evenienza, qualora la salma sia ancora disponibile, in cui si chieda ed ottenga di eseguire l’esame cadaverico post autopsia. Del pari, sarebbe doveroso che lo stesso conferimento si avesse consentendo al balistico l’accesso ai luoghi prima che gli stessi siano dissequestrati e, di conseguenza, evitando che dati rilievi eseguibili siano inficiati dall’inquinamento inevitabile dei luoghi. Il tutto ad evidenziare che il ruolo del balistico è autonomo e centrale, pertanto non più surrogabile da altre figure altrettanto specialistiche ma nel proprio alveo di competenza. È lapalissiano che si stia contemplando l’espletamento di attività da perito balistico ovvero da CTU.

            Traendo, ancora, le somme da quanto esposto nel tentare di definire, molto sinteticamente, questa complessa scienza da cu deriva una attività d’indagine altrettanto complessa, sarebbe corretto asserire che il balistico verifichi e mantenga integra la cosiddetta “catena della custodia” dei reperti prelevati dalla scena. Nel novero delle attività,  rientrano le indagini comparative di laboratorio; questo postula che sulla scena criminis (laddove sia possibile rinvenire bossoli e/o proietti e/o  palle/pallini/pallettoni/ e/o munizioni e/o cartucce) ovvero in sede autoptica (laddove sia possibile recuperare proietti e/o e/o palle/pallini/pallettoni e/o borre ritenuti) siano stati repertati “oggetti” da leggere tra strie e microstrie, in una attività di comparazione e giustapposizione tra gli stessi e, qualora sia stata repertata una o più armi, si testa a fuoco per la produzione di test di repere da comparare. Identificazione e classificazione di armi e, qualora non sia stata rinvenuta alcuna arma, della matrice costruttiva dell’oggetto balistico nonché del numero delle armi protagoniste dell’evento. Ed, ulteriormente,  identificazione, classificazione e svolgimento di indagini su munizioni;  prelievo ed analisi dei residui dello sparo,  prove di sparo, ricostruzione delle traiettorie, simulazioni e sperimentazioni, determinazione della distanza di sparo, definizione delle azione svolte sui luoghi, definizione delle posizioni tiratore/i e vittima/e, ordine del fuoco, utilizzo dei più sofisticati software e microscopie, ricostruzione degli accadimenti, elaborazione di dati scientificamente incontrovertibili. Cristallizzazione del tutto.

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Quanto la tecnologia sta cambiando questo specifico settore?

            Contempliamo dapprima lo sviluppo tecnologico ad oggi in corso su macchine termo-balistiche e munizioni. Lo stesso non è tale per cui si richieda un differente metodo d’indagine, pertanto non preoccupa; ed infatti, non c’è nulla che già non sia oggetto di nostra conoscenza.

             Piuttosto, avanza l’evoluzione mocroscopica e softwaristica. La ratio è l’abbattere il gap esistente tra un accertamento oggettivo ed un accertamento soggettivo, all’atto dell’esecuzione di indagine comparativa, fase più critica ed impegnativa di tutta l’attività di indagine balistica. Si è provveduto all’elaborazione di algoritmi che vadano a cancellare l’aleatorietà intrinseca al fenomeno fisico.

            Ad onor del vero, l’elaborazione afferente ha avuto luogo; ma ciò che ancora non ha luogo è l’idea di affiancare a tecniche già esistenti l’innovazione tecnologica che, inesorabilmente, avanza.

Che tipo di percorso formativo è necessario per accedere alla professione?

            È opportuno evidenziare che la mera volontà di diventare balistico o, peggio ancora, un elevato indice di gradimento in fatto armiero non siano sufficienti. Ed infatti, glissando in merito ad una assai gradita nonché doverosa formazione accademica, è imperativo formarsi seguendo percorsi qualificanti (nelle differenti declinazioni di master, scuole di specializzazione, perfezionamenti) in fatto di criminalistica e, più settorialmente, di seguito di balistica. Questo è l’incipit, che dovrebbe proseguire con l’iscrizione ad albi, sedes degli esperti in armi e munizioni nonché di periti e CTU, previa presentazione della documentazione che renderebbe degno l’istante ad accedere all’esame per l’iscrizione ed il superamento dell’esame pertinente. La scalata al voler essere balistici “puri” è esacerbata e permeata da anni di tirocinio presso un centro balistico che sia realmente operativo, sviluppando l’attività nei laboratori, nei tribunali, nei poligoni, in sperimentazioni di propria sponte. Tanto da comprendere che ogni “macchina termo-balistica” goda di una esclusiva personalità ed, a volte, potrebbe decretare di occultare aspetti del proprio essere e sarebbe cosa assai gradita non farsi cogliere impreparati, sino ad acquisire la capacità di disassemblare e riassemblare l’arma quasi fosse un anti-stress, affinando capacità di visione, dato che, al pari di quanto sostenesse Ottolenghi, “senza l’attenzione e senza la volontà di scrutare, l’occhio guarda, ma non vede”.  Si deve (imperativo categorico) acquisire non solo ciò che sia redatto in madrelingua; apprendere ed aggiornarsi, atteso ché questa scienza sia costantemente in evoluzione e la capacità di mettersi in discussione deve appartenere al criminalista.

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