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Allarme carceri, tra emergenza sociale e drammatica carenza di organico

Le criticità del sistema detentivo italiano arrivano da molto lontano: numeri in crescita dei suicidi, strutture inadeguate, carenza di personale all’interno delle carceri e anche tra i magistrati di sorveglianza. La “denuncia” di Mattarella e l’allarme lanciato dall’Associazione Nazionale Magistrati.

Le condizioni delle carceri italiane – tra sovraffollamento eccessivo, strutture vecchie e incapaci di garantire il rispetto dei valori minimi di civiltà e un tasso di suicidi in preoccupante crescita – tornano sotto i riflettori a seguito del duro intervento di Sergio Mattarella, in occasione dell’incontro ufficiale con il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Un tema tutt’altro che nuovo: già nel 2013, l’allora presidente Giorgio Napolitano aveva evidenziato come nelle carceri italiane, i detenuti vengano sottoposti quotidianamente, e in massa, “a trattamenti inumani e degradanti”.

Mattarella ha riportato l’attenzione su quella che lui stesso ha definito “un’emergenza nazionale”, che pone l’Italia nei gradini più bassi negli standard europei. Le carceri non dovrebbero essere un mero luogo di custodia, bensì ambienti orientati al recupero, alla socialità e alla progettualità. “I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati, in palestra di addestramento al crimine ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività oltre ad essere un obiettivo costituzionale”.

Luoghi di custodia, “non palestre di nuovi reati”

Entrando nel dettaglio, nel suo discorso Mattarella ha elencato, una ad una, tutte le criticità del nostro sistema carcerario, iniziando dal sovraffollamento, che viene definito “insostenibile“. Ha poi evidenziato l’inadeguatezza delle condizioni strutturali dei luoghi di detenzione: “Servono urgenti interventi di manutenzione e ristrutturazione”.

A seguire, ha affrontato il delicato tema della difficoltà di accesso alle cure sanitarie, in particolare “per i detenuti affetti da problemi di salute mentale”, e la necessità urgente di “nuove e più adeguate professionalità”, in riferimento alla mancanza di “operatori ed educatori”.

Problematiche grandi, ma non insormontabili: secondo il Presidente, possono concretamente essere affrontate con “investimenti lungimiranti”.

“Stop ai suicidi in carcere”

Da ultimo, e non certo per minor importanza, Mattarella si è focalizzato su uno degli aspetti più controversi del mondo detentivo, quello dei suicidi, un fenomeno costantemente in aumento.  

“È drammatico il problema dei suicidi nelle carceri, che da troppo tempo non dà segni di arresto: si tratta di una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo. Deve essere fatto per rispetto dei valori della Costituzione, per rispetto del vostro lavoro e della storia della polizia penitenziaria”.

L’allarme dell’Associazione Nazionale Magistrati

Alla denuncia del Presidente della Repubblica si affianca l’allarme lanciato dall’Associazione Nazionale Magistrati, che mette in luce un altro punto critico legato parallelamente al sistema carcerario, ovvero quello della carenza strutturale di personale in ambito giudiziario.

I dati mostrati dall’Anm – e riportati da Lamagistratura.it – evidenziano come 250 magistrati di sorveglianza siano costretti a gestire una popolazione di oltre 62mila detenuti, di cui più di 46mila in esecuzione di pena. A questi si aggiungono migliaia di soggetti in misura alternativa o con sospensione condizionale, oltre a numeri in crescita per le pene pecuniarie e sostitutive introdotte dalla riforma Cartabia.

Peraltro – sottolinea sempre l’Anm – quella dei magistrati di sorveglianza è una categoria che è rimasta esclusa dai potenziamenti di organico previsti dai piani del Pnnr, creando una quadro di settore distonico. A tal proposito, nel comunicato ufficiale dell’associazione si legge: “Mentre tribunali e corti d’appello hanno visto aumentare la loro produttività grazie a nuove risorse gli uffici di sorveglianza restano fermi, schiacciati da un carico di lavoro crescente e senza personale sufficiente”.

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